domenica 13 giugno 2010

Il tesoro di Montecristo


...Stretto tra il cielo e la terra, sotto gli artigli di un drago,
nelle parole che dico al vicino, questo tesoro dov'è?

...Sepolto in fondo alla storia, chissà se brilla, chissà;
sarà un segreto grande davvero, certo è nascosto, ma c'é!

E quando lo trovi spargiamolo intorno, per monti, mari, valli e città:
un tesoro nel campo, un tesoro nel cielo,
puoi costruire ciò che non c'è...


E' apparsa dalla nebbia, lentamente e maestosamente, come se stessimo uscendo dal mondo reale per entrare in quello del sogno.

La Raìs del Golfo, beccheggiando su un mare decisamente inquieto, portava i suoi cinquanta passeggeri, e i loro stomaci duramente provati dalle onde, al molo di cala Maestra dell'isola di Montecristo.

Il viaggio di due ore e mezza era, in realtà, cominciato molto prima: diciamo un paio d'anni prima, nel sottotetto della Cascina che è la sede ASA, quando nel solito gruppo di aspiranti ambientalisti si diceva "perché invece dei soliti progetti non facciamo qualcosa di figo, che non potremmo fare altrimenti, che so... Andare sull'isola di Montecristo???".

Grazie all'impegno di Mauro e della Sofia per primi, grazie ai fax, alle telefonate, all'intercessione di Viaroli, ecco che, un giorno non ben precisato di quest'inverno, un fax del Ministero dell'Ambiente annuncia che è stato concesso un permesso per 20 persone dell'associazione AISA Parma per l'accesso alla Riserva Naturale dell'isola di Montecristo.

Quindi si riparte: fax, telefonate, riunioni, liste d'attesa, barca, ostello o non ostello, treno o macchina, gente che va, gente che si aggiunge, gente che non può camminare (tipo il sottoscritto)... E il 10 giugno, alle 7.45 (orario relativo, variabile in funzione della - ancor più relativa - puntualità dei partecipanti) una improbabile compagnia fatta di ambientalisti di svariate età, un'ingegnere, una chimica e un informatico, partiva da Parma alla volta di Piombino (o meglio, di un ostello solitario abbarbicato in una valle costellata di miniere abbandonate e non, relativamente vicino a Piombino).

Non c'è stato solo Montecristo, naturalmente: prima - e dopo - c'è stato il mare e la spiaggia di Baratti, le disquisizioni su come si monta un aquilone, gli autovelox, i camerieri della sagra del fusillo che sono meglio delle cameriere del ristorante sulla spiaggia, le vecchie che ci insegnavano a ballare il liscio, l'attraversamento della giungla toscana per raggiungere la Buca delle Fate (sbagliando strada, tanto che se tre compagni non mi avessero aspettato, probabilmente ora non saprei che cos'è, la Buca delle Fate...), il vetro rotto, le ore passate a decidere cosa fare, il limoncino, l'Acqua di Alta Qualità...


Ma il centro, il cuore del viaggio era lì, a metà tra l'Italia e la Francia.

Non so se da qualche parte, nascosto in qualche anfratto del granito, sotto una delle vette di quella montagna che sbuca dal mare, si nascondono forzieri pieni d'oro, d'argento, gioielli e pietre preziose, portati dai fenici che hanno abitato per primi l'isola, o dai romani, o dai monaci guerrieri che hanno vissuto nel monastero che diventò poi un bersaglio per la Reale Marina Militare Italiana.


So che le coste e le valli dell'isola, coperte di cespugli aromatici di rosmarino, cisto, maro, erica, danno casa e cibo alle capre, alla berta minore, al cucciolo di falco pellegrino che davanti a noi inseguiva gridando i suoi genitori mentre imparava a cacciare, ai ratti, alle lepri, alle vipere, ai gabbiani, a Brina il cane dei custodi...

So che, riparato tra le braccia di Cala Maestra, un piccolo angolo di strano paradiso mediterraneo custodisce i quattro custodi dell'isola: due guardie forestali e una coppia di montanari del nord-est che hanno deciso di vivere la loro vita in un posto collegato solo una volta ogni due settimane col resto del mondo.

So che, seduti sul prato all'ombra della robinia e degli oleandri, ascoltavamo dalle labbra di Luciana quello che, in fondo, è il motivo per cui almeno diversi di noi stanno passando questi anni in cascina, e che per lei e Giorgio è la spinta che li ha portati due volte a diventare custodi dell'isola, e che è il motivo per cui Montecristo è così e deve restare così, checché ne dica l'attuale Ministro dell'Ambiente.


So che adesso dallo zaino sono venuti fuori, oltre al sacchetto degli improbabili panini al lardo e provola, alla bottiglia con ancora un po' d'Acqua di Alta Qualità, anche le parole di Luciana, i piedi per terra di Giorgio, il sorriso della Gigia, la stretta di mano di Mattia, la stanchezza di Fabio, le incazzature di Andrea, le chiacchiere con la Je, un po' di tutti i miei compagni di viaggio.


Io, penso di averlo trovato, il tesoro.


E devo ringraziare mille volte Mauro e la Sofia che sono riusciti a trovarmi un posticino sull'isola all'ultimo momento...!!!



Ecco, avevo promesso di dire la mia su Montecristo: fatto!

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