lunedì 31 dicembre 2012

2012



Il mondo non finisce in un giorno: il mondo si trasforma, lentamente.
A volte rallenta fino quasi a fermarsi, sembra ripetersi e tornare sui suoi passi, poi di colpo sussulta, in pochi secondi tutto cambia, si ferma di nuovo e poi corre così rapido che ti senti di non star più al passo, poi si calma e di nuovo fluisce lento.

Quest'anno ha cambiato parecchie carte in tavola, da queste parti.
Per il terremoto, certo, ma non solo. E in questa nuova mano di carte ho trovato nuovi grandi compagni di strada: chi rimarrà e chi invece partirà per altre strade, non lo so; per adesso, grazie per chi c'è stato, nei momenti belli e nei momenti dannatamente difficili.
Dalla laurea ai giorni di vuoto subito dopo, dalle giornate col reparto al gelo e alla neve dei Lagoni, dalle pettorine gialle in giro per la città agli straordinari studenti dell'Ulivi, dalla stazione di Camposanto alla stazione di Trento, da Berceto al mare dorato visto dal Marmagna, dal piccolissimo clan universitario al Lucca Comics & Games, dalla Pietra di Bismantova e il ritorno di vecchi amici a tutti quei momenti che ora non ho il tempo, o la voglia, di ripercorrere.

E stavolta, non chiedo che il 2013 sia un anno migliore: impegniamoci noi a far sì che lo diventi!

mercoledì 5 dicembre 2012

Biancaneve, i Settenani e la maledizione della Grande Montagna

Esperimento narrativo non troppo serio con un fondo di realtà.

Tanto tempo fa (ma neanche poi tanto), in un paese lontano lontano (grosso modo un'ora di macchina), viveva Biancaneve in una casetta in mezzo al bosco.
La fanciulla (che all'età di quattro anni e mezzo era scappata da palazzo sognando di fondare una comune hippy), tutta sola sui monti, cominciava ad annoiarsi della compagnia delle dolci creature del bosco, come pettirossi, allodole, lupi e criceti mannari, e decise di invitare i Settenani (al secolo Dotto Settenani, Gongolo Settenani, Eolo Settenani eccera ...) ad un party.
Così, in una notte buia e tempestosa... Cioè, volevo dire, in una fredda e nebbiosa sera d'inverno, con la neve che scendeva a rendere infide e gelate le strade del reame, i Settenani lasciarono le loro buie miniere e, senza nemmeno farsi una doccia, bussarono alla porta di Biancaneve.
- Biancaneve, Biancaneve, aprici che abbiamo freddo e fame, son tre giorni che non mangiamo!
- Ma va, non vi crede nessuno!
- ... Biancaneve, Biancaneve, aprici che abbiamo appena mangiato ma c'è rimasto un po' di appetito...
- Ok, entrate pure ...
Naturalmente, la prima cosa che fecero, da bravi nani, fu saccheggiare la dispensa. Poiché mangiare è un'attività particolarmente faticosa, però, al pranzo seguiva un sonnellino ristoratore, seguito a sua volta da spuntino, un'altra pausa, un altro spuntino e così via.
Finché ad un certo punto Pisolo non si accorse che non solo non riusciva a vedersi le punte dei suoi piedi, ma nemmeno le punte dei piedi degli altri, e decise che un po' di sano movimento era la migliore cura dimagrante per un nano che si rispetti.
Nel paese lontano lontano di cui stiamo parlando non ci sono palestre, piscine o campi da curling: il passatempo più comune invece consiste nell'addentrarsi in antiche rovine e ingaggiare feroci battaglie con ogni sorta di mostri vi si annidi dentro, come orchi, goblin o funzioni trigoniometriche.
Ma, ahimé, una grave maledizione era scesa su di loro: quella sera si teneva una sacra cerimonia per tutti i popoli di quella landa, nella quale vengono offerti doni perché vengano scelti i quattro Custodi, ma per la proverbiale taccagneria dei nani (oltretutto il mercato delle pietre preziose era in crisi) i nostri decisero di non andare. Per punirli di questo affronto, la Strega Malvagia lanciò su di loro una terribile maledizione: l'Anatema della Somma Sfiga.
La prima vittima fu Gongolo: nel furore della battaglia si lanciò a capofitto verso il nemico, ma una formica delle nevi gli fece lo sgambetto e lui cadde rovinosamente, travolgendo il cavallo di Biancaneve e spezzandogli una gamba.
Consci della maledizione che ora gravava su di loro, i nani tennero consiglio (dopo aver dato fondo alla già provata dispensa di Biancaneve) e decisero che per espiare le loro colpe avrebbero dovuto scalare la Grande Montagna e portare un dono agli spiriti.
Così, all'alba - relativamente - gli otto intrepidi partirono alla volta della Grande Montagna.
- Posso? Posso? Posso? Posso portare cavalletto e pennelli? - chiese Eolo, che come tutti sanno - lo sapete, vero? - è un pittore eccezionale (quasi meglio dei grafici della Pixar) e desiderava da sempre avere un quadro della Grande Montagna da appendere in miniera.
- Meglio di no, Eolo - rispose Biancaneve - Radio Mago Merlino ha detto che ci sarà un tempo da lupi mannari... Ti si bagnerebbero le tele!
Ma su di loro gravava ancora l'Anatema della Somma Sfiga: infatti, appena superato il Passo del Gelo, le nubi si aprirono e il sole fece brillare monti e colli e foreste candide di neve, per la gioia di tutti - tranne che di Eolo.
Iniziò così l'ascesa, ostacolata da terreni avversi, spiriti maligni che tentarono i nani con cibo e alcol, e feroci creature del bosco che vennero ammansite dalle doti druidiche di Biancaneve.
Infine, dopo lunga fatica, e dopo aver patito sole abbagliante, freddo, caldo, umidità, direzione del vento e ... (ehm scusate) Insomma, dopo tante peripezie, giunsero tutti alla cima della Grande Montagna.
Tutti?

[silenzio imbarazzante]

[silenzio imbarazzante]

Ah sì eccoli! [sospiro di sollievo] Ecco finalmente anche Biancaneve, che si trascina dietro Dotto, ansimante, che bofonchia contro la vecchiaia e i montanari che non sono più quelli di una volta.
Dalla vetta, dove il vento gelato soffia loro in faccia facendogli rimpiangere ogni singolo centimetro quadrato di vestiti che non hanno indossato, il panorama è mozzafiato: il sole tramonta trasformando il mare in un lago d'oro, da cui isole lontanissime fanno capolino come a dire "Guarda che figata di giornata, neanche un po' di PM 2,5 nell'aria!" e, dall'altra parte, oltre le Pianure Sconfinate, altissime vette innevate si confondono tra le nuvole. Eolo medita sul senso della vita e sulle opportunità dell'omicidio come soluzione ad ogni male.
Depositato un drappo dei sacri colori bianco e azzurro in onore degli spiriti della Grande Montagna (e dopo aver, come al solito, mangiato) gli otto ripresero il cammino verso casa, lungo la via più diretta (vale a dire nuotando in linea retta in un mare di neve).
Arrivarono così  ai piedi della montagna e - manco a dirlo - si concedettero uno spuntino per rifocillarsi, sperando che la maledizione fosse per sempre spezzata.
Ma era davvero così? No! Perché infatti Eolo, nel chiudere il portone mentre con gli altri nani se ne tornava alle miniere, si ritrovò in mano una mezza chiave, spezzata.
Qualche volta, anche gli spiriti sono juventini.




sabato 1 dicembre 2012

E tu?

- E tu, cosa sei? -
La domanda la lasciò senza parole, a guardare a occhi spalancati e bocca mezza aperta quel muso felino che la osservava. Nella voce di Ben c'era solo curiosità, ma la sgradevole sensazione di non avere una risposta, una vera risposta, la sbigottiva.
- Una... Un essere umano. - rispose, non troppo convinta che fosse questo che il gatto chiedeva.
- Questo, cara mia, lo vedo anche da me - disse infatti - ma, dimmi, che cos'è che fa un essere umano? -
Che cosa vuoi che faccia - pensò irritata - studia, lavora, si fa una famiglia... - ma i suoi pensieri si spegnevano davanti a tutte quelle paia di occhi: sapeva che ognuno era venuto lì interrompendo qualcosa, la cerva aveva partorito da pochi giorni, Ferlan forse era a volteggiare alla ricerca di qualche serpentello, gli orsi, lo stesso Ben... Ok, forse la domanda è questa, che senso abbiamo noi nel mondo? Qual è il nostro posto?
- Mmm... Lo ammetto, Ben, mi hai colto in castagna. Non lo so. Non so risponderti. Forse alla fine l'uomo non fa nulla di utile, forse siamo davvero un "cancro della Terra" come diceva Rwendra... -
- Tesoro, non sminuirti così - fece la voce profonda di Zio Orso - Io penso che tu sia fortunata. Molto fortunata. Non sai chi sei, cosa fai, e così te lo puoi inventare. Puoi essere quello che vuoi. A me non sembra poco. L'importante, è che tu lo decida.