martedì 8 aprile 2014

Io non ti ho mai vista, Primavera.

Io non ti ho mai vista, Primavera.
Mai, prima di oggi.
Mai, come ti vedo oggi.

C'eri,
come ci sei ora,
dalle prime margherite,
dalle macchie pallide di primula nel sottobosco bruno,
nella corsa alla vita dei giorni freddi della veronica e del lamio,
nella veste color neve e sole dei prati,
quand'è il turno della margherita e del tarassaco;
fino all'esplosione di cascate verdi, dal basso e dall'alto,
quando erbe vecchie e nuove, spighe e capolini,
si lanciano verso la luce, sotto i rami che tornano a vestirsi.

C'eri,
come ci sei ora,
dall'arvicola in mezzo alla neve
che sfida uomini e freddo per un po' di sole e di cibo;
dai caprioli che si coprono di rosso,
dalle prime api infreddolite
fino al ronzio delle osmie in cerca di casa,
e al volo delle libellule sugli stagni.

C'eri,
come ci sei ora,
dai codibugnoli che imbottiscono il nido,
dal giorno del primo merlo che canta,
che diventano poi due, dieci e infine una città intera.
In chi è rimasto e in chi ritorna,
e in chi ancora ha molta strada da fare.
Nel canto delle capinere all'alba,
nel chiasso degli storni,
fino alle rondini che riempiono il cielo di voglia d'estate.

Primavera,
oggi ti ho vista
più bella di ieri
più viva che mai.

Passo passo,
lascia che scopra
quell'immenso che ancora non so.