giovedì 16 ottobre 2014

Si parte!

Prima ancora che il vento porti fresco e pioggia,
prima dei colori del bosco e del bramito dei cervi,
prima che la sera salga la nostalgia del sole
e prima ancora del profumo dei porcini,

è la voglia di vita che hai dentro a dirtelo, che devi partire:
quella voglia di vita che non sa più dove correre,
e allora diventa voglia di correre;
quell'amore traboccante per il mondo,
in un mondo che sembra aver dimenticato l'amore;
quella voglia di cantare, e di trovare ancora intorno un mondo che canta.

E allora devi partire,
lo sai che devi partire,
e te lo dice qualcosa di più profondo della ragione,
più antico del cuore e persino di queste montagne,
più potente di tutta l'acqua e il vento e il sole di questa terra.

E ti senti dentro il coraggio di superare tutto,
persino la morte se si presenterà;
e ammiri il coraggio di chi invece resta,
di chi crede che in questo inverno troverà ancora sole.

Si parte, quindi. 
Arrivederci, ad una nuova primavera!

martedì 8 aprile 2014

Io non ti ho mai vista, Primavera.

Io non ti ho mai vista, Primavera.
Mai, prima di oggi.
Mai, come ti vedo oggi.

C'eri,
come ci sei ora,
dalle prime margherite,
dalle macchie pallide di primula nel sottobosco bruno,
nella corsa alla vita dei giorni freddi della veronica e del lamio,
nella veste color neve e sole dei prati,
quand'è il turno della margherita e del tarassaco;
fino all'esplosione di cascate verdi, dal basso e dall'alto,
quando erbe vecchie e nuove, spighe e capolini,
si lanciano verso la luce, sotto i rami che tornano a vestirsi.

C'eri,
come ci sei ora,
dall'arvicola in mezzo alla neve
che sfida uomini e freddo per un po' di sole e di cibo;
dai caprioli che si coprono di rosso,
dalle prime api infreddolite
fino al ronzio delle osmie in cerca di casa,
e al volo delle libellule sugli stagni.

C'eri,
come ci sei ora,
dai codibugnoli che imbottiscono il nido,
dal giorno del primo merlo che canta,
che diventano poi due, dieci e infine una città intera.
In chi è rimasto e in chi ritorna,
e in chi ancora ha molta strada da fare.
Nel canto delle capinere all'alba,
nel chiasso degli storni,
fino alle rondini che riempiono il cielo di voglia d'estate.

Primavera,
oggi ti ho vista
più bella di ieri
più viva che mai.

Passo passo,
lascia che scopra
quell'immenso che ancora non so.



venerdì 31 gennaio 2014

Caino, Abele e il capitale

In un mondo molto semplice, vivono solo due fratelli, Caino e Abele.
Ogni riferimento a fatti, cose o persone è puramente casuale.

I due fratelli hanno, ciascuno, una vacca, che mungono due volte al giorno, mattina e sera, per ottenere il latte. Siccome il latte è un alimento completo, e in questo mondo molto semplice anche loro sono organismi semplici, per vivere hanno soltanto bisogno di un po' di latte.

Vivono così, felici e contenti, ciascuno con la sua vacca, finché un giorno la vacca di Caino si ammala e muore.
Abele, mosso da compassione, gli dice "Caro Caino, la mia vacca può produrre latte a sufficienza per tutti e due, è sufficiente che ci alterniamo a mungerla. Ti faccio questa proposta: tu vieni una volta al giorno a mungere la mia vacca al mattino, e metà del latte che produce è tuo."
Caino accetta, anche perché di altre vacche in circolazione non ce ne sono, e lavorare in compagnia è più interessante che lavorare da soli.

Scoprono così che lavorare insieme è molto più produttivo che lavorare da soli: si confrontano e si scambiano le esperienze, e così facendo riescono a raddoppiare la produzione di latte. Ora, già solo la mungitura del mattino è sufficiente a produrre il latte che serve ad entrambi.
Abele, quindi, smette di mungere la vacca la sera, si siede sul prato con un filo di paglia in bocca, e osserva compiaciuto Caino lavorare. Caino, secondo i patti, munge la vacca al mattino, e il latte che produce, più che sufficiente per entrambi, viene diviso tra i due fratelli.

E quando Caino, tutto sudato dalla fatica, si rialza da sotto la vacca e chiede ad Abele cosa sta facendo, questo risponde con un sorriso: "Amministro la mia proprietà!"