giovedì 26 giugno 2008

Sviluppo sostenibile


Ciclo energetico
Una regola dello sviluppo sostenibile stabilisce che un'economia deve risparmiare abbastanza da poter compensare il deprezzamento del capitale fabbricato dall'uomo e del capitale naturale. (Pearce e Atkinson, 1992)
Come?? Cioè, se sfruttiamo l'ambiente fino a danneggiarlo, basta che poi risparmiamo un po' di soldi per compensare il danno ed è uguale?
Citando il capo Seattle, quando l'ultimo albero sarà abbattuto e l'ultimo fiume prosciugato, ci accorgeremo che il denaro non si può mangiare!!!
La realtà, almeno per quello che i miei 21 anni mi hanno dato di capire, è ben diversa.
L'ambiente - che è molto di più del parco dove andiamo a passeggiare, nonostante anche quella sia una necessità sottovalutata - ogni anno rifornisce il Pianeta con una certa quantità di risorse: prende l'energia dal sole e con questa trasforma e "carica" energeticamente la materia, restituendoci cereali, frutta, verdura, legname, acqua, vento, animali, combustibili fossili (eh sì anche questi sono rinnovabili, nel lunghissimo periodo) eccetera...
Noi, dal Pianeta, preleviamo queste risorse ad alto contenuto energetico, le trasformiamo secondo le nostre necessità, le utilizziamo (liberandone l'energia contenuta), e le restituiamo all'ambiente come materiali a basso contenuto energetico, cioè rifiuti.
Il ciclo si chiude con l'ambiente che degrada i nostri rifiuti, trasformandoli e "caricandoli" energeticamente, fino a farli tornare risorse utili.
E questo funziona perfettamente, finché la quantità di risorse che preleviamo dal pianeta non supera la quantità di risorse che l'ambiente fornisce ogni anno, e la quantità di rifiuti non supera la capacità dell'ambiente di assimilarli.
Il problemi, oggi, sono due: primo, stiamo superando queste quantità, secondo, stiamo danneggiando l'ambiente, che quindi riesce a produrre meno risorse e assimilare meno rifiuti!
Il risultato è che, prelevando più risorse di quelle che vengono rigenerate, le riserve accumulate in miliardi di anni si esauriscono (pensate solo al petrolio, che è una riserva di energia accumulata in centinaia di milioni di anni, e che noi in meno di un secolo già abbiamo dimezzato!); dall'altra parte, generando più rifiuti di quelli che vengono assimilati, questi si accumulano, danneggiando noi e l'ambiente.
E' vero, riciclare migliora la situazione, ma attenzione: il riciclaggio non è un sostituto dell'ambiente!!!
E questo per la famigerata seconda legge della termodinamica: se possiamo riutilizzare la materia, non siamo capaci, in nessun modo, di riutilizzare l'energia. Ogni passaggio, ogni trasformazione che operiamo sulla materia, perdiamo un po' di energia. Questo va bene finché il totale dell'energia utilizzata e dispersa non supera l'energia che l'ambiente è capace di fissare dalla luce solare nella materia, oltre andiamo in rosso.
Il riciclaggio dà un po' di respiro all'ambiente, diminuendo la quantità di rifiuti che deve smaltire, ma un'economia sostenibile deve anche, e soprattutto, preoccuparsi della quantità di risorse che preleva dal Pianeta.
Un modo per limitarle è migliorare l'efficienza di tutti i nostri processi, cioè sprecare meno energia.
L'altro modo è decrescere.
Se sappiamo che la quantità di risorse che l'ambiente ci da è fissa, come pensiamo di potersvilupparci all'infinito??? Se addirittura sappiamo che siamo già in rosso da decenni, e stiamo addirittura esaurendo le riserve, è indispensabile invertire la tendenza dello sviluppo!!!
E di modi ce ne sono tantissimi, senza necessariamente stare peggio. Prima di tutto, ridurre i passaggi che le risorse subiscono per arrivare a noi. Ad ogni passaggio si sprecano risorse ed energia, quindi meno passaggi ci sono meglio è!
Ok, mi fermo perché altrimenti credo che andrei avanti all'infinito...
Alla prossima, e buona decrescita a tutti!

sabato 14 giugno 2008

Pioggia


Sarà che ogni tanto le previsioni ci azzeccano.

Sarà che la prima canzone che abbiamo cantato era "In un giorno di pioggia".

Sarà perché bagnato fa rima con fortunato (ma anche con sfortunato).

Fatto sta che più acqua di così l'ho presa poche volte. Il Challenge era una di queste.

In realtà, siamo partiti da Parma mercoledì mattina con il sole, e siamo tornati a Parma ieri pomeriggio con il sole: è stato tutto il sole che abbiamo visto in tre giorni.

Già ad Auronzo, durante una sosta ufficialmente di un quarto d'ora (che è poi diventata di mezz'ora, con mezzo pranzo allegato) a darci il benvenuto nel Cadore è stata una simpatica pioggerellina. Era gentile però: fine fine, non voleva spaventarci troppo evidentemente.

Si è riproposta, un po' più decisa, un paio d'ore dopo, ma non ha potuto fermare lui, il Boss, l'Onniscente mente botanica dell'Università di Parma, il prof. Marcello Tomaselli, dal declamare il nome di ogni singolo fiorelllino della foresta di Somadida. Ma grazie a lui, ora, anche gli studenti del secondo anno di Scienze Ambientali, del terzo di Biologia Ecologica e del primo di Conservazione della natura sanno che la Cypripedium calceolus, anche detta Scarpetta della Madonna (la Madonna lascia in giro tante cose nei prati italiani!) è la più bella orchidea spontanea d'Italia. E saranno pronti a portarsene via una la prossima volta che la troveranno.
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Se poi abbia continuato a cadere tutta la notte, la pioggia, non lo so. Sinceramente, suonando e cantando i Modena o l'Alleluia delle lampadine al caldo dell'albergo, non me ne poteva importare di meno. So solo che il mattino dopo, in Val Visdende, ha voluto darci una tregua. Abbiamo addirittura visto squarci di cielo azzurro: quasi quasi non credevamo ai nostri occhi.
Devo dire che le possibilità didattiche non mancavano, anzi, c'era davvero l'imbarazzo della scelta di quale posizione tenere nel serpentone umano (di una lunghezza variabile a seconda della pendenza della strada e della quantità di specie vegetali davanti alle quali fermarsi): se di fianco al "forestale grosso", vera miniera di scienza boscaiola condita con un pizzico di campanilismo montanaro; o insieme alla giovane forestale bionda nonché campionessa di ski-roller e di cucina con le erbe di montagna, o più in fondo, al seguito di Tomaselli (in questo caso si consiglia block notes, penna e mano svelta).
Essendo tutti universitari, grandi e vaccinati contro il buon senso, la meta della camminata era lasciata grosso modo a discrezione individuale, così che una metà del gruppo, dopo la seconda sosta, decise di aver visto abbastanza montagna e di aver voglia del caro vecchio pullman, mentre gli impavidi restanti affrontarono una difficilissima salita di addirittura una cinquantina di metri di dislivello per - forse - mezzo chilometro di lunghezza fino alla rinomatissima e universalmente conosciuta Malga Campobon, sede di un bivacco dotato di ogni moderna comodità, come stufa a legna, tavolo e panche. La visita (auto)guidata al bivacco durò poco, dato che tregua idrica cessò rapidamente, e il cielo iniziò allegramente la sua opera di innaffiamento.
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Devo ammettere, però, di dover ringraziare la pioggia. I pantavento infangati, la Marmot grondante, i guanti fradici, sono ben poco prezzo per un'ora passata a camminare sotto la pioggia cantando De André, i cartoni animati e i bans della scuola materna!
Naturalmente il tornare ogni pomeriggio in un albergo riscaldato e dotato di doccia aiuta molto a sopportare il maltempo. Aiuta ancora di più se è dotato di una vasta cantina e di un sommelier desideroso di far conoscere i suoi gioielli agli ospiti. Credo che la gentilezza del sommelier sia stata ripagata, perché quella sera ho visto molte carte dei vini girare per i tavoli...
Dolomiti 108
Venerdì era il giorno del ritorno, e naturalmente la pioggia non poteva non salutarci vivacemente, mandando a monte la visita per la quale un laureando si era fatto la gita insieme a 4 professori e a gente sconosciuta, e regalandoci un giro turistico alle torbiere (leggasi "Indiana Jones nelle paludi della morte") con tanto di sperimentazione in prima persona di che cosa significa essere uno sfagno (che, per chi non lo sapesse, non è una scrittura errata di "stagno", ma come affinità idrica ci assomiglia molto).
Dolomiti 114
Ora stacco, tra otto ore mi aspetta una bella camminata in montagna. Le previsioni mettono pioggia, naturalmente.