martedì 29 dicembre 2009

2009

Tra un Sasso e l'altro... C'è quest'anno speciale.

E ora che si avvicina il momento di salutare questa tappa e incamminarsi su quella nuova, voglio lasciare il mio grazie per l'anno più bello di questi 22 e mezzo che ho vissuto.

E un grazie a Sasso che questo mio anno ha visto nascere, e che dopodomani dovrebbe veder concludere. Grazie alla cucina di sasso, alla neve, alla pista Sasso-Magrignano, a tutti quelli che da Sasso ci sono passati, che ci sono cresciuti, che l'hanno fatto crescere.

E anche alle montagne più belle del mondo, che l'ultima volta che le ho viste ero sulla barella di un'ambulanza sperando che l'allarme tachicardia dell'ECG smettesse di suonare... Ma grazie anche a questi momenti, che sono quelli che danno un senso alla vita!!

Alla Cascina, e a tutti quelli che ci stanno, ci studiano, ci mangiano, ci passano, ci vivono... Ai miei compagni di corso, ma non solo di corso: di camminate, di disavventure sulle Alpi Apuane, di giornate in mezzo al vento e all'acqua del Taro, di pomeriggi a cercare funghi, di viaggi di laurea.
E un grazie molto, molto speciale ai miei tre compagni di strada, alle nostre strane primavere e alla nostra laurea insieme nel più bel giorno di settembre.

E anche al Branco meraviglioso che ha cacciato quest'anno, al CdA che ora potrà dire che a Cervia c'era, alla staff migliore che ci sia: a voi che avete lasciato una traccia profonda nel cuore di Hathi. Al pane fatto dai lupetti, al Quidditch, alla cambusa con le canzoni di Tiziano Ferro, ai giochi notturni, a tutti i semi che un giorno, spero, faranno di questi lupi degli uomini e delle donne capaci di amare.

Un grazie anche al reparto, alla carraia spaccamacchine, alla Giuma e al "trans agonistico"... E anche, e soprattuto, ai ragazzi.

E quest'anno, una grande fetta del mio cuore è dedicata all'Abruzzo.
Senza dubbio a Piazza d'Armi, ad una settimana in tenda comando, tra i computer, le radio e le chiavi, ai volontari della segreteria e dell'Info Point.

Ma prima ancora, alla Pasqua a Piànola. Alla squadra che funzona, alle tende e ai container dentro al campo da calcio, alla scuola e al mercatino, e soprattutto ai bambini e ai ragazzi di Piànola. Spero che quello che abbiamo fatto in quella settimana siano semi in più per far crescere il loro futuro.
Per me, se è il tempo speso per la tua rosa che la rende così importante, una settimana è davvero tanto, tantissimo tempo.

E infine, grazie ai miei compagni di un CFM che ufficialmente è finito il 13 dicembre 2008, ma che in qualche modo continua a Bologna, Rimini, a casa della Mami e... dove vorrà il Signore che incontri di nuovo quelle persone speciali!

Grazie, anche a tutti quelli che non riesco a ringraziare in queste righe, perchè per raccontare un anno ci vorrebbe, dopotutto, un anno intero!!

Non è tutto perfetto, non è tutto come vorrei, e non sono riuscito a fare tutto quello che avrei voluto, o come avrei voluto.
Ma senza dubbio quest'anno è stato meglio dei precedenti.

Che possa essere peggio di quello che viene, per tutti!!!

Buon 2010!!!


mercoledì 23 dicembre 2009

Una notte d'inverno...


- Entrate, entrate pure, ma mi sa che vi dovrete accontentare...
Purtroppo è così che va il mondo, sono i grandi della terra, là nei loro palazzi placcati d'oro, che fanno la storia a seconda di cosa vogliono mangiare la sera o chi si vogliono portare a letto.
Noi poveracci ci diamo da fare per fare il bene, ma tanto, che importanza ha? -



(un pastore di Betlemme, mentre accoglieva uno sfollato e sua moglie incinta nella sua stalla)



lunedì 30 novembre 2009

Tugo 11/09



 
Il freddo, la pioggia, il vento.

Il tramonto come un fiume di luce che si infilava sotto una coperta di nuvole scendendo giù per la valtaro.

L'odore della carne grigliata sotto la bassa volta di pietra, come se fossimo cacciatori preistorici al riparo nella loro caverna.

L'entusiasmo del PR5 e di giovani capi con le idee chiare.

La forza di una Messa cantata e suonata e, finalmente, sentita vivere anche nei dettagli.

Ho portato a casa solo quattro foto da quest'uscita capi di zona, e queste piccole cose.

Ecchissene se l'assemblea è pesa, se vecchi capi hanno voglia di rompere le scatole, se tra adulti non ci parliamo più dei ragazzi, se in appena 24 ore non c'è stato il tempo di conoscere neanche una parte di quelli che avrei voluto conoscere.

Sono contento, e vorrei davvero che non ci dimenticassimo che abbiamo bisogno di gioia come i ragazzi.

domenica 15 novembre 2009

Bismantova

Pietra di Bismantova

Da lontano, è un curioso bottone piazzato a metà dell'appennino reggiano.

Da vicino, le pareti verticali sembrano un pezzo di Alpi Apunane emigrato in mezzo a colline che con loro centrano poco o nulla.

Se ripercorri la sua storia, ti troverai in un mare Adriatico di 15 milioni di anni fa, sulla bassa piattaforma poco oltre la costa dei giovani Appennini, che pian piano si sollevano dal mare, scrollandosi di dosso frammenti di pietra che vengono erosi dalle pioggie e portati lungo i torrenti. Brevi torrenti che si gettano qui, dove in questo mare basso ricco di vita bivalvi e coralli crescono in abbondanza, e si mescolano con la sabbia che viene dai fiumi formando quell'impasto che poi, sotto il peso dei suoi cento metri, dell'acqua e forse di altra sabbia, diventa un crostone rigido e pesante di quella che oggi è la pietra di cui è fatta, appunto la Pietra.
Questo pesante crostone, però, poggia su un cuscino di molli marne, a picco sulla scarpata che conduce sul fondo di un bacino sottomarino, e tutto questo sull'irrequieto dorso dei futuri Appennini che ancora devono emergere. La pietra quindi si crepa, si spezza, e in parte scivola giù lungo la scarpata, finché solo una parte simile a una solitaria nave rimane unita, quando alla fine viene sollevata sopra il livello del mare.

Ed è così che è giunta fino ai nostri giorni, perdendo qua e là qualche pezzo che continua a staccarsi dalle pareti a picco, o lentamente divorata dal gelo durante le ultime ere glaciali.



E' un peccato, però, che i geologi siano così terribilmente geologi, da parlare solo delle rocce e lasciare da parte tutto ciò che ci sta sopra: dai licheni che colorano la pietra, alle querce, agli aceri, ai frassini, ai noccioli e alle altre piante che non siamo riusciti a riconoscere, all'uomo che ha portato al pascolo, probabilmente, le sue greggi qui sopra per secoli, e che forse ha celebrato qui i suoi riti.

D'altra parte, una giornata come questa vale senza dubbio più di una settimana di lezioni in aula.
Perché toccare le cose che vuoi conoscere, camminarci sopra, sentirtici dentro è qualcosa di più che studiare, ma anche e soprattutto perché ti da l'entusiasmo di fare che ti serve ad andare avanti.
E poi, mangiando un panino affacciati sulle colline bagnate dalla nebbia, ti conosci molto di più che in un aula del dipartimento di scienze della terra!

mercoledì 4 novembre 2009

Petrolio


File:West Texas Pumpjack.JPG

Sono io che muovo il tuo mondo
Sono io che ti porto al lavoro o a scuola
Che muovo le tue auto, i tuoi treni, i tuoi aerei
Io che scaldo la tua casa, che illumino le tue notti
Io che spingo i tuoi carri armati, le tue ambulanze.
Sono io la tua giacca, la tua penna, la tua medicina
l'asfalto delle tue strade, il gioco dei tuoi bambini.

Sono la droga della tua società,
sono la spinta che ti ha sollevato dalla povertà.

Guardami: non sono il Male,
non sono nemmeno il Bene.

Ricorda, Uomo,
che sono le tue scelte
che fanno la differenza
tra il male e il bene.

domenica 18 ottobre 2009

Apertura 2009



- Hai-mai, fratelli miei - gridò Mowgli, alzando le braccia al cielo con un singhiozzo. - Io non so più cosa io sia! Non vorrei andarmene, ma ambedue i piedi mi trascinano. Come lascerò queste notti?

- No, guarda su, Fratellino, - ripeté Baloo. - Non c'è da vergognarsi di questa caccia. Quando il miele è mangiato, noi abbandoniamo l'alveare vuoto.

- Quando è mutata la pelle non possiamo rientrarci di nuovo. E' la Legge - disse Kaa.

- Ascoltami, mio prediletto, - disse Baloo - Qui non c'è né parola né volontà che possa trattenerti. Guarda su! Chi può chieder ragioni al Signore della Giungla? Io t'ho visto giocare fra quei sassolini bianchi, quando tu eri un piccolo ranocchio e Bagheera, che ti riscattò per il prezzo d'un giovane toro ucciso allora, ti vide pure. Noi due soli rimaniamo di quelli che assistettero al tuo Esame; poiché Raksha, la tua madre di tana, è morta come pure tuo padre di tana. I vecchi lupi del Branco sono morti da un pezzo; tu sai dove andò Shere Khan, e Akela morì fra i dholes, dove se non fosse stata la tua sapienza e la tua forza anche il Secondo Branco di Seeonee sarebbe morto. Non ci restano che vecchie ossa. Non è più il Cucciolo d'Uomo che chiede il permesso al Branco, ma il Signore della Giungla che muta la sua strada. Chi può chiedere ragione all'Uomo di quel che fa?

- Ma Bagheera ed il Toro che mi riscattarono, - disse Mowgli - Io non vorrei...

Le sue parole furono interrotte da un ruggito e da uno schianto nella boscaglia di sotto, e Bagheera apparve agile, forte e terribile come sempre.

- Proprio per questo - disse, allungando una zampa gocciolante - non sono venuto. E' stata una caccia lunga, ma esso giace morto tra i cespugli; un toro di due anni, il Toro che ti riscatta, Fratellino. Tutti i debiti sono pagati adesso. In quanto al resto, la mia parola è quella di Baloo. - E leccò un piede di Mowgli. - Ricordati che Bagheera ti ha amato, - esclamò e balzò via. Ai piedi della collina gridò ancora forte e a lungo: - Buona caccia sulla nuova traccia, o Signore della Giungla! Ricordati che Bagheera ti ha voluto bene.

- Hai udito? - disse Baloo. - Non c'è altro. Va' ora, ma prima vieni da me, piccolo Ranocchio giudizioso, vieni da me.

- E' doloroso mutare la pelle, - disse Kaa mentre Mowgli singhiozzava e singhiozzava con la testa sulla spalla dell'orso cieco e le braccia intorno al suo collo, mentre Baloo cercava debolmente di leccargli i piedi.
- Le stelle si fanno più rade, - disse Fratel Bigio, fiutando il vento dell'alba. - Dove faremo la nostra tana oggi? Perché d'ora in poi seguiremo nuove tracce.
Boschi e acque, venti e alberi,
Saggezza, Forza e Cortesia:
il Favore della Giungla vi accompagni.



La penna si posa a scrivere il titolo di nuovo capitolo, sulle ruvide pagine del Libro della Storia.

E se le singole gocce d'inchiostro si spargono e schizzano lungo la traccia delle lettere, che si avvolge su se stessa, si piega, si interrompe e riprende, come un labirinto maya lo si capisce dall'alto.

E questa pagina che si chiude mi piace, mi piace davvero. Mi lascia con due lacrime ai bordi degli occhi.

Prego Lui che sfoglia questo libro, che queste persone non si dimentichino quanto valgono - perché valgono tanto, tantissimo -, e sappiano far fiorire quella storia meravigliosa che stanno scrivendo.

martedì 29 settembre 2009

Un passo in più, insieme



Ha dello straordinario, questo mondo.

Nel modo in cui ti sa stupire, nel modo in cui ti lega agli altri.

C'è un pizzico di divino nel sole di oggi, c'è un pizzico di eternità in certi abbracci.

Ho una voglia immensa di amare questo mondo meraviglioso, e soprattutto queste persone meravigliose.

Sono ricco di tutti i pezzi di cuore che mi sono stati dati, simbolicamente e concretamente. Sono ricco di tutte le persone che mi hanno voluto bene, e anche di quelle che non l'hanno fatto, credo.

E domani, è una nuova canzone.

sabato 26 settembre 2009

Carbonio di qua, carbonio di là

Sull'effetto serra, le idee non ce le ho molto chiare nemmeno io che studio Scienze Ambientali, quindi immagino che ci siano molti altri messi peggio.

Una cosa, però, penso sia abbastanza chiara a quasi tutti: il protagonista principale di questo "effetto serra" è il carbonio in una sua forma ossidata, comunemente chiamata anidride carbonica, o biossido di carbonio, o semplicemente CO2.

Perché mai? Perché questo simpatico composto ha la capacità di essere perfettamente trasparente alla luce visibile (a meno che non siate fumatori incalliti, non vedete nessun fumo nero di solito uscire dalle vostre bocche...), mentre è discretamente abile nell'assorbire i raggi infrarossi.
Quindi tutta l'energia che il sole manda sulla terra sotto forma di luce visibile, passa indisturbata attraverso l'atmosfera, scaldando la terra.
La terra, così scaldata, comincia ad emettere raggi infrarossi per liberarsi dell'energia di troppo (e meno male, altrimenti non dureremmo a lungo).
Peccato che questi vengano assorbiti dall'anidride carbonica dell'atmosfera, che si scalda anche lei, e ne riemette in tutte le direzioni: un po' si disperdono nello spazio, un po' ritornano sulla terra, e ricomincia il giro.
Risultato: che la terra, per riuscire a buttar fuori tanta energia quanto il sole gliene fornisce (e quindi, avere una temperatura costante) deve essere un po' più calda di quello che le basterebbe se non ci fosse la CO2.

La domanda principale, quindi diventa: perché c'è la CO2 nell'atmosfera? O meglio, l'uomo sta modificando questa quantità? E la risposta è tutt'altro che semplice...

Voglio quindi coinvolgere anche chi vorrà leggere, in un breve "tour" lungo le strade che il carbonio percorre attraverso il nostro pianeta.

Cominciamo da tanto, tanto tempo fa, quando ancora la vita era solo una improbabile favola che gli asteroidi mamma raccontavano ai loro figlioletti per farli dormire... Dov'era il carbonio a quei tempi? Nell'aria!
E proprio sotto forma della nostra "amata" CO2, che ai tempi poteva scorrazzare libera e felice senza il timore di essere catturata da qualche pericolosa creatura autotrofa. (oddio, non era proprio tutta nell'atmosfera, ma quella che ci interessa, era lì)
Provate a immaginare... Tutta l'atmosfera, che oggi è fatta quasi esclusivamente da azoto e ossigeno, era tutta (o quasi) anidride carbonica. E oggi, nell'atmosfera, di anidride carbonica ce n'è lo 0,03%.

Chi è che, allora, l'ha fatta sparire? E soprattutto, dove ha messo tutto quel carbonio?
Di solito, a scuola, insegnano che la colpa è tutta della fotosintesi: in pratica, che le alghe e le piante, una volta evolutesi, abbiano man mano intrappolato tutta l'anidride carbonica dell'atmosfera, facendone il materiale organico di cui sono formati tutti i viventi.

Peccato che così, contando tutto il carbonio presente negli organismi viventi (2 volte quello presente in atmsofera), e tutto quello che era vivente, ma poi è stato seppellito sotto terra, diventando carbone, petrolio o metano, si spiega solo un quinto di tutto il carbonio presente nella crosta.

Tutto il resto dov'è?
Ecco, se non è sopra di noi, se non è dentro di noi (o attorno)... Sarà sotto di noi!

Infatti, la maggior parte del carbonio è proprio nelle rocce, nei carbonati: calcari, marmi, dolomite... Eh sì, proprio le montagne più belle del mondo non sono che la punta di un iceberg formato da immensi ammassi di carbonati, sotto i nostri piedi.
Ma allora, tutto quel carbonio, come c'è finito nelle rocce?
Una parte è semplicemente precipitato (in senso chimico, non è che l'aereo su cui viaggiava ha avuto un'avaria): l'anidride carbonica si scioglie volentierissimo in acqua, e lì, se trova un po' di calcio, o magnesio, o compagnia bella, forma i carbonati, che sono insolubili, e si depositano sul fondo del mare.

Ma una gran parte è finita nelle rocce perché ci è stata messa. Non dall'uomo, perché esiste da troppo poco tempo (e forse non sarebbe né abbastanza furbo né abbastanza paziente da farlo), ma piccoli organismi che hanno cambiato la faccia della terra, ma che oggi sono di solito degni di attenzione solo in qualche acquario: i coralli (e altri organismi che ai coralli assomigliano, ma chi non è molto pignolo li può considerare coralli...).
Questi piccolissimi muratori, nei corsi degli anni, anzi secoli, anzi millenni, anzi milioni... Insomma in due o tre miliardi di anni - e ancora oggi, se non li ammazziamo tutti prima - hanno ripulito l'atmosfera dall'anidride carbonica (facendola passare attraverso l'acqua, ben inteso), non per costruirsi i loro corpi (come gli autotrofi, ad esempio alghe e piante), ma bensì per costruirsi la loro casa.
Fanno così: prendono un po' dell'anidride carbonica sciolta in acqua (che non è proprio sotto forma di CO2, ma per i non chimici non è particolarmente importante), li fanno reagire con calcio o magnesio, e con questi formano carbonati insolubili che si depositano, e formano la casetta per il nostro muratore.

Ok, fin qui abbiamo trovato il carbonio, ovunque si nasconda sulla superficie terrestre: un pochettino nell'atmosfera come CO2, un po' sciolto negli oceani, un po' forma la materia organica di cui siamo fatti tutti noi esseri viventi, una discreta quantità è sepolto sotto terra come carbone, petrolio e gas (almeno finché non verrà estratto e bruciato dall'uomo), mentre la maggior parte forma le rocce carbonatiche della crosta.

Quel pochettino che ancora gira per l'atmosfera, però, è la parte più importante: non solo perché causa l'effetto serra, ma perché per passare da una parte all'altra, il carbonio passa sempre, o quasi, dall'atmosfera.

Sì. perché nell'atmosfera si muove velocemente (decisamente molto velocemente, rispetto ai tempi geologici con cui si muove quello nelle rocce), e può raggiungere moltissimi posti...

Sicuramente il mare accoglie la CO2 a braccia aperte, soprattutto se fa freddo (la solubilità dei gas, in acqua, è maggiore a temperature basse). E visto che questo, come quasi tutti i processi naturali, è un equilibrio, più CO2 c'è nell'aria, più gli oceani ne assorbono, fungendo un po' da tampone. Attenzione però, un tampone non troppo efficace: ricordiamo che più CO2 nell'atmosfera significa più effetto serra, quindi più caldo, quindi minore solubilità della CO2 in mare!!!

Secondo, gli organismi viventi autotrofi (senza dubbio le piante, che fin dalla suola materna ti insegnano che sanno "prendere l'anidridide carbonica e trasformarma in ossigeno", ma anche le alghe,e molti batteri non necessariamente fotosintetici), sono sempre a caccia di CO2, sia nell'aria che nell'acqua (e in questo caso, togliendola dall'acqua, lasciano il posto a nuova CO2 che dall'aria si scioglierà nell'acqua, sempre per il concetto di equilibrio).
Prendono quindi il carbonio sotto forma di CO2, lo riducono (astruso concetto chimico che, in questo caso, significa più o meno che caricano di elettroni - ed energia - il carbonio), e ne fanno materiale organico, cioè mattoni per costruire i loro corpi.
Corpi che poi, attraverso le catene alimentari, diventeranno cibo per altri organismi: una parte del materiale organico verrà riutilizzata per formare il corpo degli organismi predatori (o comunque successivi nella catena alimentare), un'altra parte verrà "bruciata" per tirar fuori quell'energia che gli autotrofi ci avevano messo dentro, restituendo CO2all'atmosfera.
Una piccola parte della materia organica, però, potrebbe non essere completamente sfruttata, ed essere sepolta così com'è: può capitare a un povero scalatore travolto da una valanga e mai più recuperato, o a una foresta di alghe che viene sepolta (sfortunatamente per lei, fortunatamente per i magnati del petrolio) sotto una colossale frana sottomarina. Il risultato è che questa materia organica sepolta, lontana dall'ossigeno (e quindi da un possibile ritorno a CO2), pian piano si trasforma in combustibile fossile: carbone, petrolio, gas.

Infine, le rocce carbonatiche vengono erose (eh sì, anche le dolomiti, pioggia dopo pioggia, vengono erose, e probabilmente ben prima del Monte Bianco, di roccia silicea, molto meno solubile dei carbonati), i carbonati entrano in soluzione e vengono trasportati all'oceano.
Qui il carbonio subirà i possibili destini già visti per la CO2 nell'acqua (equilibrio con la CO2 atmosferica, o riduzione da parte degli organismi autotrofi), o riformerà le rocce carbonatiche, per precipitazione abiotica, o con l'aiuto dei coralli e compagnia bella.

Insomma, tirando un po' le somme, se tutto funzionasse a dovere (ovvero, se l'uomo non ci mettesse lo zampino) sembrerebbe che tutti questi spostamenti finiscano in pari, se per l'atmosfera tutte le entrate e le uscite pareggiassero, cioè:
tanta CO2 fissano gli organismi autotrofi, tanta ne consumano i viventi respirando;
tanta CO2 si deposita nelle rocce carbonatiche (o viene depositata dai coralli), tanta se ne libera dall'erosione delle montagne;
per il resto, l'oceano si occupa da far da tampone e bilanciare le eventuali fluttuazioni.

Soltanto una piccola parte di carbonio, era dopo era, viene immagazzinato nella materia organica sepolta, sotto forma di combustibili fossili.

Ora mettiamoci l'uomo.

Diventato intelligente (ne siamo poi così sicuri?), decide che non gli basta quel po' di carbonio che suo nonno scimpanzé otteneva mangiando banane, scopre che bruciando nel fuoco quegli evoluti autotrofi fotosintetici che sono le piante può fare un sacco di cose interessanti, e comincia ad andare in giro e accaparrarsi tutto il legno che trova. Risultato: meno piante, quindi meno produzione primaria (fissazione di carbonio, e immagazzinamento di energia per gli stadi successivi della catena alimentare), quindi meno animali emeno legno, quindi meno cibo e meno risorse, quindi guerre per accaparrarsi quel che rimane.

Finché l'uomo ha basato il suo approvvigionamento energetico sulla catena alimentare (caccia, allevamento, agricoltura, silvicoltura), però, ha dovuto sempre sottostare alle sue leggi, al suo equilibrio: il cibo è quello che è, quindi se ne consumi troppo viene la carestia, un po' di uomini muoiono, e si può ricominciare. La CO2 non cambia di molto, quella che viene emessa dalla respirazione degli organismi viventi è la stessa che qualche anno prima - o decine di anni prima - era stata fissata dagli autotrofi, e i conti tornano.

Peccato che poi, ben prima di comprendere tutti questi delicati equilibri, qualcuno ha deciso di scavare per terra e ha trovato quella polverosa pietra nera che brucia tanto bene. Ancora peggio quando qualche beduino ha fatto un buco nel terreno alla ricerca di acqua e ha scoperto di galleggiare su un mare di petrolio (non è andata proprio così, ma fa lo stesso).

L'umanità, esaltata da questa fonte di energia così "pronta all'uso", senza bisogno di disboscare migliaia di ettari di bosco togliendo il pane ai propri figli, si è buttata a capofitto nell'impresa del "grande rogo dei combustibili fossili" (in realtà, non ha nemmeno evitato di disboscare migliaia di ettari di bosco...).
Molti si chiedono come mai, nell'ultimo secolo, l'umanità si sia evoluta così tanto.
Considerato che sta bruciando l'energia dei combustibili fossili in un decimilionesimo del miliardo di anni che è stato impiegato ad immagazzinarla (ok, i conti sono un po' spannometrici, ma rendono l'idea), mi stupisco che ci siamo evoluti così poco.

Aggiungiamo un importante fatto: bruciando i combustibili fossili, reimmettiamo nell'aria, nel giro di pochi anni, un'enorme quantità di anidride carbonica che era stata sequestrata nel corso di milioni di anni: hai voglia te, ad aspettare che gli autotrofi riescano a rifissare tutto quel carbonio!!!
Così, non ci sarebbe da stupirsi se l'aumento di CO2 che si registra in questi anni (e quindi l'effetto serra) si dimostrasse dovuto all'uomo, o meglio, alla sua mania di bruciare combustibili fossili.
Dico se si dimostrasse, perché purtroppo la scienza è ancora indietro nel calcolare precisamente i flussi di carbonio, e in particolare l'effetto tampone dell'oceano. Senza dubbio l'anidride carbonica nell'atmosfera sta aumentando, che questo però sia dovuto in massima parte all'uomo, è ancora da dimostrare mi sa. Certo, le premesse ci sarebbero tutte...

E sì che la soluzione non sarebbe tanto difficile: non c'è nemmeno bisogno di costruire costosi pannelli solari, quando abbiamo già le piante che sono un sistema di immagazzinamento dell'energia assolutamente autonomo e a basso costo.
Basterebbe ricavare energia bruciando legna tagliata dal bosco (bruciandola con le nuove tecnologie, così inquina meno), e fare in modo da tagliare allo stesso ritmo con cui la foresta cresce: il bilancio di CO2 sarebbe in pari, e in più avremmo bellissime foreste ben curate.
Certo, probabilmente potremmo permetterci di consumare meno energia di quella che i paesi svilupati consumano oggi.
Ma non penso che questo sarebbe, poi, un gran male...


P.S. Questo articolo non ha le pretese di essere scientificamente corretto... Ma se avete notato dei grossi errori, avvertitemi!

giovedì 24 settembre 2009

Vigolone (Calestano) - 24 settembre



Ho il sospetto che ad andare per funghi, con il naso sempre verso terra, ci siamo persi qualcosa di quei posti.
Forse, come dice la Sofia, è più bello prendere la cosa sul naturalistico, e non interessarsi solo a quello che si potrebbe mangiare.

Sicuramente ci siamo persi i panorami, eccetto quel breve, magnifico scorcio delle pareti a picco sul Baganza camminando su un costone bianco di roccia.
Poi, solo ora mi rendo conto di aver attraversato, così vicini tra loro, un bosco di pini, senza dubbio tutti piantati, il secco bosco di carpini che fa tanto appennino - ma fa pochi funghi -, un angolo di fredda e umida faggeta, e un querceto come non ne vedevo da un bel po'.

Anche se, alla fine, resto sempre e comunque del parere che la cosa più bella di andare in giro, sono i compagni di strada.



martedì 28 luglio 2009

Il mio Dio




Il mio Dio non è forte,
perché non ha bisogno della forza. 
Il mio Dio non è tremendo,
per non far paura ai bimbi. 
Il mio Dio non impone leggi,
insegna la strada per giungere a Lui. 
Il mio Dio non è geloso di altri dei,
perché è l'unico. 
Il mio Dio non chiede sacrifici e non sparge dolore,
non odia i nemici e non vuole le guerre; 
il mio Dio non giudica e non punisce i malvagi,
ma tiene aperta la porta per chi viene a Lui. 
Il mio Dio non pretende di essere Verità per l'uomo,
lo chiede gentilmente bussando al mio cuore. 

Il mio Dio mi ama:
non ha esaudito tutti i miei desideri,
perché io possa ancora sognare;
non ha soddisfatto ogni mia richiesta,
perché io capisca il senso di un dono;
non ha creato un universo senza dolore,
senza lotte, senza problemi,
ma si è fatto uomo come me
perché mi ama,
e vuole vivere insieme a me
e insieme a me affrontare la sfida della vita.

Il mio Dio è il Dio dei bimbi
il Dio dei pastori, e delle loro pecore,
il Dio dei pescatori, e il Dio dell'acqua,
il Dio dell'erba e il Dio del vento, della pioggia e del sorriso,
il Dio delle sere intorno al fuoco,
il Dio degli scarponi sul sentiero,
il Dio dei poveri e dei malati,
il Dio delle chitarre e dei tamburi,
il Dio dei colori e il Dio degli abbracci,
il Dio che sta sulle croci solitarie delle cime
e nelle dimenticate maestà nei boschi
nelle parole di mille canzoni
e soprattutto nel cuore dei suoi figli.

martedì 21 luglio 2009

Campionatori


Svegliarsi alle sei del mattino, passare una giornata al sole e al vento, in mezzo ai sassi del Taro, stando seduti su una corda metrica o andando avanti e indietro per il fiume con un'asta di cinque metri, tornando a casa quando va bene alle sei, quando va male alle nove...

Non ci guadagniamo (se non un gelato offerto dalla Sara..!), non otteniamo una promozione, a dir la verità, a noi, non servono nemmeno quei dati.

Perché lo facciamo?




Perché siamo una squadra di campionatori fortissima!!

lunedì 6 luglio 2009

venerdì 3 luglio 2009

Ama!





- Tipico, tipico di voi "buoni". Oh sì, prima, forse, potevo anche capirlo, ci si poteva guadagnare qualcosa, ma adesso? Non ti accorgi che tutto questo cosiddetto "amore" non ti gioverà più a nulla?

- ...magari non mi interessa... -

- Non ti interessa?? E bravo coglione. Così poi ti troverai un giorno senza niente. Che cosa ti rimane? Di soldi, neanche a parlarne, con questa idea tua e dei tuoi amici di mettere tutto in comune, sai già nelle mani di chi sono finiti. Di gloria nemmeno, te l'avevano anche offerta, l'hai rifiutata. Di onore, l'hai buttato nel cesso con le compagnie che frequenti. Cos'altro dilapiderai, per questo tuo "amore"? La vita?

- ...perché no?

- ...
Non ho parole.
E poi? Una volta che sarai morto e sepolto, dimmi, come cavolo potrai godere di questo "amore"??

- Loro. Loro ne godranno. Non l'hai ancora capito? Non lo sto facendo per me. L'importante è che loro siano amati.
A me, poi, ci penserà qualcun altro, vedrai...

mercoledì 20 maggio 2009

Impastati

Farina, sale, acqua, lievito. E un pizzico di zucchero e una goccia d'olio.
Impastati a forza di braccia, lievitati sotto uno strofinaccio, cotti in forno e poi spezzati e mangiati.


Così il pane preparato del Branco Roccia della Pace tra i sassi di Provazzano; così anche il il Branco stesso, nelle risate per le scenette la sera, nel nascondersi insieme tra l'ortica e l'erba medica, nel prendere a pugni lo stesso pezzo d'impasto, nel cantare la Messa finalmente a squarciagola, nell'ammettere al Consiglio di "aver fatto casino la notte" e, perché no, anche nel far casino la notte!

Così, anche, quei nove quasi scienziati ambientali partiti alle 6.30 (che sono poi diventate 7.30) di sabato 16 maggio, alla volta della Versilia.

Anche loro (cioè, noi) ora siamo un po' più pasta di prima, grazie a questi due giorni tutto sommato semplici, ma anche belli, caldi, complicati, un po' tragici e un po' comici.


Una pasta che ha il sapore del metano e della gomma provata da 450 km su e giù per la Cisa e le stradine delle Alpi Apuane.

Che sa del verde delle foglie novelle del carpino e del castagno, del sapore dei germogli di abete rosso, dei tronchi contorti del faggio, dei colori dei non-ti-scordar-di-me, del maggiociondolo, delle pinguicole e delle genziane, della pelle del tritone e del morso del geco che decise di visitare la stanza delle donne.




Che sa anche degli oli di macchina della marmettola che scende dalle cave di marmo e copre i ruscelli della torbiera di Fociomboli, dove pascolano i cavalli che ci chiedono un po' di cibo come pegno per poter rimanere con loro; dell'entusiasmo di improvvisarsi detective ambientali campionando con un fazzoletto da naso e una bustina di filtri per sigarette...




Sa di quel piccolo paesino abbandonato, tre ruderi, una chiesa, muretti a secco, siepi di bosso e prati fioriti, come una gemma incastonata nei boschi ai piedi del monte Freddone.




Che sa dell'acqua del radiatore rotto della Silvia, dell'imbarazzo, dei sensi di colpa, della voglia di cavarsela lo stesso, e anche di quel pizzico di gusto in più che ti danno gli imprevisti.

Una pasta che ha il gusto della pizza del Cardo, buona già di suo, e ancora di più perché mangiata insieme alla sera di quella lunga giornata.


Sa della colazione dell'ostello ecologico di Pruno, della gentilezza della signora dell'ostello che ci ha prestato tre posti in macchina e guidato fino al metanaio (rivelandosi così anche lei di quei "ribelli contro il petrolio"...), e di un semplice passante che ci ha fatto da guida nella ricerca della stazione di Pietrasanta.




Sa della sabbia ustionante della Versilia, del primo bagno nell'acqua fredda di maggio, dei biscotti, dei lupi mannari, della pallavolo in spiagguia, dei gelati per pranzo e della ricerca disperata di una fontana funzionante...



Ha il sapore metallico delle corde della chitarra, la forza della musica che vedi cantata anche sulle labbra dei "vicini di ombrellone", di quella che da sconosciuta in topless si rivela così persona carica di una storia, di ricordi, di emozioni.

Siamo tornati a casa per strade diverse.
Non so, non penso che siano i due giorni più intensi che abbia mai vissuto.
Ma ho il sospetto che un po' della Fra, di Aie, della Silvia, di Emo, delle Elise, di Michele e di Roberto sia tornato a casa con me, e la speranza che un po' di me adesso vada a spasso con loro.

lunedì 27 aprile 2009

4 Quarti

"Di questa Caccia/Volo regionale di CdA, cosa ti è piaciuto e cosa non ti è piaciuto?"

"Mi è piaciuto tutto, l'unica cosa che non mi piace è che sia già finita."




Adesso che ci penso un po' su, Mirko e quel lupetto di Scandiano hanno ragione da vendere.
Perché che avventura sarebbe, se tutto fosse funzionante alla perfezione, se non ci fosse nessun imprevisto?
La quota esagerata potrebbe essere l'occasione per fare qualche autofinanziamento; dormire in due per letto, alla fine dei conti, se sei bambino è più divertente che scomodo; gli otto turni per i pasti sono stati l'occasione per il tempo libero, per i bans, per il Consiglio; e lo svacco nel tendone aspettando il pullman che ci riportasse alle colonie, e la Messa stretti in ogni pertugio della colonia, sono cose per cui puoi, alla fine, dire "io c'ero...".

Piuttosto, è invecchiando che si diventa noiosi, si perde l'entusiasmo di affrontare le difficoltà, l'ebbrezza dell'imprevisto, si vuole tutto servito, regolato e prevedibile. Forse, se fossimo riusciti noi capi ad affrontare tutto col sorriso e voglia di inventare soluzioni, trasformando le camere in unici grandi materassi collettivi, o trasformando il tempo morto dopo il fuoco in altre canzoni, bans e giochi con i nostri CdA, non ci sarebbero nemmeno stati in verifica quei "non mi è piaciuto" che sono usciti, indipendentemente dalla logistica, dalla pioggia o dalle FS.

Certo, ci sono state tante cose che nell'organizzare un prossimo evento sarà bene curare meglio, come stimare la quota con più anticipo, trasporti e locali adeguati... ma è proprio dagli errori che si impara.


"...Se la pioggia cadrà
e tutto bagnerà,
se la pioggia cadrà
più divertente ancor sarà.
Su leviam, su leviam,
per avere il sol basta ridere..."

martedì 21 aprile 2009

Piànola - Pasqua 09



Gioia che invade l'anima e canta, gioia di avere Te,resurrezione e vita infinita, vita nell'unità....

...vita nell'unità, carica di tutte le difficoltà del vivere insieme, del dover fare la doccia tutti nello stesso spogliatoio, dell'arrabbiarsi se il suo bambino riceve un uovo e il mio no, di "questa è la mia terra e voi ve ne dovete andare", del dover far la fila per mangiare;
ma anche ricca di gioco, di serate fatte di chitarra e canzoni, di fuochi di bivacco, della difficoltà che si affronta insieme...

...la porteremo al mondo che attende, la porteremo là,
dove si sta spegnendo la vita, vita si accenderà...
...e anche noi siamo partiti, per dare quel che avevamo - una settimana del nostro tempo - a gente che non conoscevamo, e che ora difficilmente se ne andrà via da qui dentro...

...perché la Tua casa è ancora più grande, grande come sei Tu,
grande come la Terra, nell'universo che vive in Te...
...qual è la loro casa, adesso?
Forse un po' quel campo di ottanta tende blu, coi container pieni di giochi e vestiti, con la cucina in un camion e quel grande tendone bianco che è sala da pranzo, stanza TV, spazio bimbi, chiesa, ... Con le vie coi nomi in dialetto, con i numeri colorati sulle tende...
Ma spero che i mille dialetti che si incontrano, i profumi della 'nduia, del salame di Felino, della grappa facciano sentire davvero a quelli di Piànola che c'è una grande casa, fatta da tutti quelli che ora non si scorderanno di quel paesino di fronte al Gran Sasso, una casa che non crollerà con nessun terremoto...
...continueremo il canto delle tue lodi,
noi con la nostra vita con te...
...e continueremo a cantare questa Pasqua, coi canti che il coro aveva preparato, e non importa se l'altare è fatto con i rulli avvolgicavo, e il leggio con due pezzi di plexiglass e un po' di scotch...
Cristo è senza dubbio più vicino qui, alle carrozzelle che avanzano sulla sabbia, agli uomini con le lacrime agli occhi, alle sei chitarre scordate, che in tutte le altre Pasque che ho vissuto...

...ed ora via a portare l'amore nel mondo, carità,
nelle case, nei campi, nella città,
liberi, a portare l'amore nel mondo, verità,
nelle scuole, in ufficio, dove sarà...
...ed ora? Ora bisognerà ricominciare, reinventare, rifare una scuola nuova - perché no? - ripartendo dai tre tavoli dove il Carcio spiegava la cellula con un cartellone, e i bimbi venivano mezz'ora prima per fare i problemi...
...rifare lavori nuovi, case nuove, un paese nuovo - e un paese di persone, prima che un paese di case...
...ci riuscirete? Riuscirà il miracolo della Pasqua, di far rinascere la vita dalla morte, qualcosa di bello e grande dal dolore?

Qualcuno ha detto, e spesso è vero, "uno stronzo rimane uno stronzo anche dopo il terremoto".
Ma voglio sperare che sia come dice un libro che parla di gatti e topi, che molti vengono, vedono, si portano a casa qualche ricordino e poi si mettono a rifare le stesse cose di sempre, ma alcuni capiscono, e vedono il mondo come un luogo diverso.
E sarà vita nuova,
fuori il mondo chiama anche noi
con il canto delle tue lodi
nella vita con te


"Gioia che invade l'anima" è la canzone che il coro di Pianola ha cantato alla fine della Messa di Pasqua il 12 aprile 2009, nel tendone di piazza Pilortera, campo di Pianola (l'Aquila).

sabato 4 aprile 2009

Rotolando verso Sud - Parte II

E' mattina, una mattina di agosto, piuttosto freddina a dir la verità, in quel campeggio in riva al mar Tirreno. E cinque reduci da una settimana di route sulle dolomiti e una serata di vino e allegria si devono svegliare presto, se vogliono prendere il traghetto delle 8 di mattina che parte da Santo Stefano per l'Isola del Giglio.

E quindi via con la fila per lavarsi, montare in macchina, capire come uscire dal campeggio, arrivare a Santo Stefano e trovare un parcheggio, correre di qua e di là per cercare un bancomat, cercare il posto dove vendono i biglietti, cercare la nave... Oh, beh, tutto con un poco di sana flemma però: siamo o non siamo in vacanza?



E visto che chi va piano va sano e va lontano, quando la nave ha mollato gli ormeggi, noi eravamo seduti sul ponte, in viaggio verso la nostra meta coperta da un simpatico nuvolone nero.


Ma non ci faremo mica spaventare da un po' di pioggia, no? Macché, siamo in vacanza, e la pioggia può essere al massimo una scusa per fermarsi sotto l'ombrellone di un bar a prendere un caffé...

E comunque le nuvole, alla fine, ci hanno risparmiato: siamo riusciti a fare i bravi turisti che girano per chiese e leggono il giornale a Giglio Porto, fare i bravi scout che arrancano su per un sentiero in mezzo alla macchia...


...scoprire le amenità di Giglio Castello e Giglio Campese...



...imbucarci nella villa vuota di qualche vip e scoprire spiaggette segrete intagliate nelle rocce e spazzate da onde anomale, fare il bagno venendo travolti da onde anomale, bagnare la macchina fotografica a causa delle onde anomale...




...e infine aspettare mezz'ora una corriera, pregare il conducente che ci faccia salire anche senza biglietto, fare i biglietti a metà strada, ritornare infine a Giglio Porto in piena sagra di paese e ripartire sul traghetto. Tutto questo all'asciutto, eccetto quando, mentre scendevamo lungo i sentierini del brullo versante ovest dell'isola, tutta la pioggia contenuta nei nuvoloni ha deciso di cadere a terra nel giro di un minuto, costringendoci a ripararci sotto l'unico albero nel raggio di due chilometri (sì, era un bel parafulmine, ma avevamo deciso che la pioggia era più fastidiosa).

Peccato che, a fine Giornata, la Giorgia si accorga che, probabilmente sotto quell'albero, mentre tiravamo fuori dagli zaini i k-way, doveva esserle caduto il portafoglio, dato che ora non era più addosso a lei... Ora, quante possibilità ci sono di ritrovare, nei due giorni di vacanza rimanenti, un portafogli caduto sotto un albero in mezzo ai campi brulli dell'isola del Giglio?



La risposta alla prossima puntata...

mercoledì 1 aprile 2009

Il testamento di Tito

Diversi anni fa...

Leo - Chiara, senti un po' questa canzone, cosa dice di voi cristiani!

Chiara - Ma, Leo... Il Testamento di Tito E' il messaggio di Gesù!!!









P.S. Per la cronaca, ora la Chiara e Leo sono felicemente fidanzati...

martedì 24 marzo 2009

La prima primavera del monte Cassio

La primavera è ufficialmente iniziata con un paio di stupende giornate di sole, ma in pianura i primi fiori sono già sbocciati da un pezzo, così per cogliere il risveglio della vita, questa domenica lo siamo andati a cercare un po' più in alto: monte Cassio, 1022 m.



Qui, quel pasticcio di roccia che sono le Liguridi, una specie di pasta sfoglia fatta di strati di argilla e arenaria, spezzettata e ammonticchiata alla rinfusa sopra l'ossatura degli Appennini, ha prodotto i Salti del Diavolo, uno strato di roccia un po' più dura del solito che si è casualmente trovato in posizione verticale, a mo' di muraglia lungo tutta la val Baganza.

Proprio sopra Cassio, verso la val Taro, si alza dal bosco l'estremità di questa muraglia, la Chiastra di San Benedetto: sulla sua parete sud porta quei lunghi solchi che sarebbero le unghiate che il Diavolo lasciò, dopo essere stato sconfitto - immagino da San Benedetto - e aver attraversato la vallata, saltellando dal dolore, lasciando sotto di sé come segno di quella fuga la lunga fila di guglie di pietra.



Proprio sotto la Chiastra ci siamo imbattuti nell'ingresso di una grossa grotta, orientato giusto in modo che non sia visibile dal sentiero. Che sia una segreta dell'ostello per pellegrini che un tempo sorgeva qui? Che sia la tana di qualche famiglia di cinghiali? Noi non abbiamo ancora indagato.

Ma torniamo al risveglio della primavera.
Gli alberi del bosco sono ancora immersi nel loro sonno invernale: le querce (che non sono riuscito a capire se fossero cerri, o roverelle, o rovere) e i castagni penso dormiranno ancora per un po', i carpini forse stanno cominciando a preparare i loro fiori...


Solo i noccioli sono carichi di pendagli gialli - sempre che siano noccioli, perché quelli sulla cima erano pieni di nocciole, sotto, mentre lungo i versanti di nocciole non ne ho vista nemmeno una: che se le siano mangiate tutte gli scoiattoli?

Le novità più belle da vedere sono però nel sottobosco: le numerose primule sono state facili da riconoscere...

...meno quei fiorellini viola con larghe foglie a tre lobi, che ora so rappresentano la trinità nella cultura popolare: è appunto l'erba trinità, o anemone fegatella (nel linguaggio scientifico, Hepatica nobilis Anemone hepatica).



Più oltre, poco prima della vetta, mi trovo tra i piedi un croco che sbuca dalle foglie secche: sarà il primo, o più probabilmente uno degli ultimi? Già la settimana prima i prati del Tugo di Berceto ne erano stracolmi...



Il giro è stato breve, e siamo tornati a casa con poca fatica, una stecca di cioccolato nello stomaco e una galla di quercia in tasca... E io anche con un mezzo sospetto che non mi sarebbe dispiaciuto fare la tesi con Tomaselli, a riconoscere le piante su e giù per la provincia!