lunedì 30 novembre 2009

Tugo 11/09



 
Il freddo, la pioggia, il vento.

Il tramonto come un fiume di luce che si infilava sotto una coperta di nuvole scendendo giù per la valtaro.

L'odore della carne grigliata sotto la bassa volta di pietra, come se fossimo cacciatori preistorici al riparo nella loro caverna.

L'entusiasmo del PR5 e di giovani capi con le idee chiare.

La forza di una Messa cantata e suonata e, finalmente, sentita vivere anche nei dettagli.

Ho portato a casa solo quattro foto da quest'uscita capi di zona, e queste piccole cose.

Ecchissene se l'assemblea è pesa, se vecchi capi hanno voglia di rompere le scatole, se tra adulti non ci parliamo più dei ragazzi, se in appena 24 ore non c'è stato il tempo di conoscere neanche una parte di quelli che avrei voluto conoscere.

Sono contento, e vorrei davvero che non ci dimenticassimo che abbiamo bisogno di gioia come i ragazzi.

domenica 15 novembre 2009

Bismantova

Pietra di Bismantova

Da lontano, è un curioso bottone piazzato a metà dell'appennino reggiano.

Da vicino, le pareti verticali sembrano un pezzo di Alpi Apunane emigrato in mezzo a colline che con loro centrano poco o nulla.

Se ripercorri la sua storia, ti troverai in un mare Adriatico di 15 milioni di anni fa, sulla bassa piattaforma poco oltre la costa dei giovani Appennini, che pian piano si sollevano dal mare, scrollandosi di dosso frammenti di pietra che vengono erosi dalle pioggie e portati lungo i torrenti. Brevi torrenti che si gettano qui, dove in questo mare basso ricco di vita bivalvi e coralli crescono in abbondanza, e si mescolano con la sabbia che viene dai fiumi formando quell'impasto che poi, sotto il peso dei suoi cento metri, dell'acqua e forse di altra sabbia, diventa un crostone rigido e pesante di quella che oggi è la pietra di cui è fatta, appunto la Pietra.
Questo pesante crostone, però, poggia su un cuscino di molli marne, a picco sulla scarpata che conduce sul fondo di un bacino sottomarino, e tutto questo sull'irrequieto dorso dei futuri Appennini che ancora devono emergere. La pietra quindi si crepa, si spezza, e in parte scivola giù lungo la scarpata, finché solo una parte simile a una solitaria nave rimane unita, quando alla fine viene sollevata sopra il livello del mare.

Ed è così che è giunta fino ai nostri giorni, perdendo qua e là qualche pezzo che continua a staccarsi dalle pareti a picco, o lentamente divorata dal gelo durante le ultime ere glaciali.



E' un peccato, però, che i geologi siano così terribilmente geologi, da parlare solo delle rocce e lasciare da parte tutto ciò che ci sta sopra: dai licheni che colorano la pietra, alle querce, agli aceri, ai frassini, ai noccioli e alle altre piante che non siamo riusciti a riconoscere, all'uomo che ha portato al pascolo, probabilmente, le sue greggi qui sopra per secoli, e che forse ha celebrato qui i suoi riti.

D'altra parte, una giornata come questa vale senza dubbio più di una settimana di lezioni in aula.
Perché toccare le cose che vuoi conoscere, camminarci sopra, sentirtici dentro è qualcosa di più che studiare, ma anche e soprattutto perché ti da l'entusiasmo di fare che ti serve ad andare avanti.
E poi, mangiando un panino affacciati sulle colline bagnate dalla nebbia, ti conosci molto di più che in un aula del dipartimento di scienze della terra!

mercoledì 4 novembre 2009

Petrolio


File:West Texas Pumpjack.JPG

Sono io che muovo il tuo mondo
Sono io che ti porto al lavoro o a scuola
Che muovo le tue auto, i tuoi treni, i tuoi aerei
Io che scaldo la tua casa, che illumino le tue notti
Io che spingo i tuoi carri armati, le tue ambulanze.
Sono io la tua giacca, la tua penna, la tua medicina
l'asfalto delle tue strade, il gioco dei tuoi bambini.

Sono la droga della tua società,
sono la spinta che ti ha sollevato dalla povertà.

Guardami: non sono il Male,
non sono nemmeno il Bene.

Ricorda, Uomo,
che sono le tue scelte
che fanno la differenza
tra il male e il bene.