martedì 12 novembre 2013

In una notte di novembre

Fermo sul prato, guardo il cielo.
La città è spesso avara di stelle, ma questa notte sembra averla presa in prestito da qualche sua collina.
E soprattutto, stanotte il cielo mi ha chiamato.
E, sai, quando è il cielo in persona che ti chiama, magari è il caso di rispondere.
Non che mi abbia detto niente, eh: è stato semplicemente uno sguardo.
Non è nemmeno tardi, torno da una cena, ma prima della mia porta guardo in su. E c'è un cielo che mi guarda. Non ho fretta, né motivi per rifiutare: stanotte i Signori Grigi non sono in zona.
E quindi sono fermo sul prato, e guardo il cielo.
Senza eventi speciali, sento il fruscio di una pagina nuova della mia storia.
Sento la gelida vitalità delle veglie, persino, chiarissimo, il profumo del nardeto alpino sotto i piedi. Momenti lontani anni e chilometri, nell'attimo di bellezza mentre apri e chiudi la scatola dei ricordi.
Non ancora la meta, ma la strada l'ho trovata, credo, su cui calcare i miei passi da domani.