giovedì 14 dicembre 2006

Cosa si può fare in 2 giorni e mezzo


ovvero, la Route Invernale 2006 - Val di Susa:
  • costringere la mamma a fare da tassita girando mezza Parma per caricare su gli altri (e i loro zaini);
  • arrivare in stazione alle 6:40, e scoprire che il treno ha 30 minuti di ritardo;
  • rompersi le scatole sulla pensilina guardando passare sul nostro binario tutti i treni del nord italia, escluso naturalmente l'unico che avremmo voluto veder passare;
  • saliti sul treno a furia di spinte, accorgersi che i posti (prenotati da noi), sono anche prenotati da altre persone, che ovviamente sono già sedute e ci consigliano di rivolgerci alle FS per le rimostranze...
  • restare bloccati per un'ora, con zaini e chitarra, nel corridoietto dell'intercity, affollato di passeggeri e di valige;
  • alla prima stazione scendere dal treno e risalire di corsa sull'ultima carrozza alla ricerca di un posto libero, o, alternativa, farsi tutto il treno a piedi, nei corridoietti, trascinandosi lo zaino, con conseguende frattura delle ginocchia contro i seggiolini e odio eterno degli altri passeggeri;
  • suonare e cantare, tanto perché gli altri passeggeri non ci odiano ancora abbastanza;
  • giocare a 7 e mezzo;
  • fare il giro turistico della stazione di Torino in attesa del treno successivo, comprando focacce e pizzette in abbondanza;
  • giocare a 7 e mezzo;
  • scendere alla stazione sbagliata, mentre si sta mettendo a piovere;
  • farsi ospitare per pietà nell'oratorio del paese per il pranzo;
  • giocare a Catechic;
  • giocare al cruciverbone sulla carta di Clan, con gli occhi che si chiudono per il sonno da recuperare;
  • camminare in calzoncini corti sotto la pioggia lungo la statale, guardando le macchine che ci suonano e i vermi che attraversano la strada (tipo lemming al suicidio);
  • farsi narcotizzare da un qualche gas diffuso nella chiesa durante la Messa;
  • apprezzare la praticità degli gnocchi che cuociono in 1 minuto e del galbanino;
  • giocare a 7 e mezzo;
  • scegliere il capitolo dell'anno affidandosi alla sorte (e ai 6 di Popo, e alla puzza del gorilla, e al grillotalpa che si sente fino a 600 m, e ai 4.000.000 di tacchini selvatici...)
  • fare ore di coda per il bagno, aspettando le "inquiline del piano di sotto";
  • farsi raccontare dal Dani la storia della buonanotte ("Balla Linda"...);
  • svegliarsi e fare ore di coda per il bagno, aspettando le "inquiline del piano di sotto";
  • far fuori due pacchi di biscotti in 4 a colazione;
  • fare ore di coda per il bagno, per lavare le gavette, aspettando le "inquiline del piano di sotto";
  • partire, e scoprire che sul sagrato dove stiamo facendo attività, di lì a 5 minuti arriverà la sposa per un matrimonio;
  • arrivare alla Sacra di San Michele e accorgersi che Allino e la Costy si sono persi, e i capi sono andati a cercarli e si sono persi anche loro;
  • accamparsi e pranzare con panini e salame in mezzo ai resti archeologici di un antico battistero;
  • giocare a 7 e mezzo;
  • dopo aver inutilmente aspettato i dispersi, visitare la Sacra lasciando sul libro delle firme "In ricordo di chi non può essere qui con noi...";
  • scendere in paese prima lungo una mulattiera abbandonata poi rischiando di rimetterci le rotule lungo una via crucis ripida e scivolosa;
  • sfrattare un reparto dalla sua sede pur di trovare un posto caldo;
  • accogliere i dispersi (con molto calore e compassione, sisi... )
  • passare tutto il pomeriggio e la sera a fare Punto della Strada, scoprendo di essere un Clan di anticlericali ("...facciamo così, alzi la mano chi non ha problemi col punto fede...")
  • lavare le gavette alla fontana con un vento a 0° C che ti spruzzava l'acqua gelata addosso, rigorosamente in calzoncini corti;
  • ibernarsi per salutare gli amici valsusini (e non) passati a trovarci;
  • incastrarsi in 19 in una stanza dove per terra ci stanno al massimo 12 persone;
  • farsi raccontare dal Dani la storia della buonanotte ("i pramzàn dal sàs");
  • accorgersi domenica mattina, quando ci stiamo giusto abituando alla route, che è già quasi finita;
  • giocare a calcio nel sagrato della chiesa;
  • giocare a carte in stazione aspettando il treno (ovviamente in ritardo);
  • salire sul treno (ovviamente pieno) e passare il viaggio nel corridoietto tra i vagoni;
  • fare un'altro giro turistico per la stazione di Torino in attesa del treno;
  • terrorizzarsi per un sospetto terrorista che, dopo essersi piazzato in mezzo ai nostri posti (di fianco alla Fra e al Carcio che dormivano...), non si voleva spostare;
  • e, per finire, giocare a 7 e mezzo!

lunedì 11 dicembre 2006

Per gli uomini di cattiva volontà


Posto una preghiera letta nell'oratorio di Sant'Antonino di Susa:

Signore,
quando ritornerai nella tua gloria,
non ricordarti solo degli uomini di buona volontà.
Ricordati anche degli uomini di cattiva volontà.
Ma, allora, non ricordarti delle loro violenze.
Ricordati piuttosto dei frutti che noi abbiamo prodotto a causa di quello che essi ci hanno fatto.
Ricordati della pazienza degli uni, del coraggio degli altri, dell'umiltà, ricordati della grandezza d'animo, della fedeltà che essi hanno risvegliato in noi.
E fa', Signore, che questi frutti da noi prodotti siano, un giorno, la loro redenzione.
Una vittima di un lager nazista.

venerdì 3 novembre 2006

ROSS


Eccomi qui a disfare lo zaino della ROSS, e a tirare fuori quello che avevo messo dentro alla rinfusa in questi giorni...
C'è il biglietto del treno Parma-Imola, quel treno su cui ho conosciuto i miei primi compagni di strada, Filippo, Enrico, la Sara, Marco. Ci sono i canzonieri, fatti su in fretta e furia la notte prima di partire, dopo una chiacchierata con Dario da cui avevo carpito alcune curiose informazioni...
Ci sono gli scarponi, che hanno conosciuto nuove strade, percorse insieme a chi ha scambiato tante parole, e a chi ha scambiato semplicemente la strada fatta insieme. C'è il mio vecchio Vangelo "da battaglia", che mi ha accompagnato ormai in tantissime avventure, e ora tra sue pagine ingiallite ha anche il ricordo delle parole di Padre Giove.
C'è la gavetta eternamente sporca, e il mio intestino nonostante tutto ancora in vita... I vestiti sporchi del sudore della strada, della puzza delle cimici e delle schifezze dei piatti da lavare...
C'è la lettera per l'hike, quella lettera aperta nell'aria buia e frizzante della mattina, lungo la strada. Ci sono ancora il fazzoletto del pane e la boccetta del vino: accompagnato dalle parole e dei pensieri di chi ha voluto dire la sua, anch'io ho portato il mio "carico" all'altare.
Ci sono cose mai usate, come la bussola, la giacca e i panta-vento, cose che sarebbero servite nelle difficoltà che stavolta hanno deciso di lasciarci tranquilli.
C'è la mia chitarra, che suonata da tante mani diverse ha fatto, insieme alle altre, il suo semplice e meraviglioso lavoro di chitarra, di bacchetta magica per aprire lo scrigno dell'allegria. Così, adesso, quella scatola di legno che di anni e di musiche ne ha vissuti molti più di me ha conosciuto anche le dita di Giak, di Lele, di Marco e di Enrico, della Cate e della Cami e degli altri che hanno voluto regalarci un po' del loro talento o della loro buona volontà...
C'è il fazzolettone bordeaux della ROSS, scambiatoci il primo giorno, e ora carico della spilla che non voleva mai stare attaccata, delle letterine che MariVi distribuiva tutte le sere, della forcola e della campanella dell'ultimo giorno.
C'è il biglietto del treno del ritorno, il treno sul quale, un po' per volta, abbiamo salutato chi partiva per un'altra strada, finché non è arrivato anche il mio turno di scendere.
C'è, naturalmente, il quadernino della ROSS, con i mallopponi di fogli delle attività, i miei pochi fogli di appunti, riflessioni, bozze e sfoghi, il mitico canzoniere che sto tutt'ora sfruttanto abbondantemente, e le pagine del "dedicato a"... Pagine in cui mi sono state regalate parole importanti, che avrei voluto regalare anch'io, se solo fossi stato più sveglio...
"Non esiste una fotografia perfetta, tutte le foto sono un poco sfuocate, quello che conta è riconoscere la sfocatura come tale, non fermarvisi ma comprendere la bellezza della foto che ci sta sotto".
Questo è quello che aveva detto Don Marco alla fine del Campo GS... Credo che abbia colto un pezzetto di una grande verità.
Forse questa ROSS non è stata perfetta, io stesso, proprio il penultimo giorno forse me lo sono rovinato dimenticando di essere davvero me stesso; ma nonostante questo è stata vera, non "è stato solo un sogno", e voi, miei compagni di strada, siete veri, ed è questa la cosa più meravigliosa di tutto quello che ci è dato di vivere.
Naturalmente, non finisce tutto qua!
Visto che la ROSS non l'abbiamo vissuta in un "mondo alternativo", ma che siamo tutti vivi e reali nello stesso mondo reale, io conto sul rivederci, prima o poi!
Buona Strada a tutti!!!!

venerdì 6 ottobre 2006

Non giudicate se non volete essere giudicati


Vorrei che la gente la smettesse di accusare e cercasse di capire.
Com'è andata la vicenda, l'ho postato qui sotto.
Come si possono accusare delle persone che hanno scelto di rischiare l'odio di tutto il mondo, oltre alle pene legali, per seguire l'unica strada a loro conoscenza che offriva una speranza di felicità alla bambina che a loro chiedeva aiuto?
Questo situazione è nata perché "Maria" e gli altri bambini nelle sue condizioni trovano degli enormi ostacoli nell'avere una famiglia.
Le famiglie in grado di ospitare questi bambini ci sono.
C'è però, evidentemente, chi mette degli ostacoli tra queste famiglie e i bambini. E non sto dicendo che chi mette gli ostacoli è chi vuole accertarsi che le famiglie siano in grado di ricevere il bambino.
Basta, non voglio che si accusi chi è stato stritolato legalmente ed emotivamente da questo mondo imperfetto. Voglio che si capisca che non tutti scelgono di rinunciare alla felicità di un bambino nella speranza che questo possa contribuire alla felicità di tutti i bambini.
C'è anche chi si stufa, chi crede che queste sofferenze debbano finire subito, chi spera che tutti capiscano cosa sta succedendo e si mobilitino, riuscendo a fare ciò che una famiglia da sola non può fare.
E voglio che si dedichi più fiato a denunciare chi, effettivamente, ha la responsabilità di quelle cose che non vanno, e non giudicare le scelte di chi ormai non ha più voce per difendersi.

mercoledì 4 ottobre 2006

Voglia di Pace


Pace è il coraggio di dare la mano.
Pace è parlare alla vita che hai davanti, non ad una maschera.
Pace è saper dire "ho sbagliato".
Pace è saper rispondere "fa lo stesso".
Pace è riderci sopra insieme.
Pace è mettere la vita prima delle idee.
Pace è fiducia.
Pace è speranza.
La pace non è un'utopia.
Basta un sorriso sincero per farla.

lunedì 2 ottobre 2006

La vera storia di Vika


Questa è la storia di "Maria":
Vi preghiamo di non travisare o ritagliare lo scritto, è una situazione troppo delicata.

domenica 1 ottobre 2006

Le ragioni dell'amore


La gente che non ama non lo capisce.
Non sto facendo tutto questo chiasso perché voglio farmi vedere, perché mi sta sulle balle la Bielorussia, o non so che altra ragione balorda.
Le mie ragioni sono le ragioni dell'amore.
L'amore che Ale e Chiara hanno avuto per Vika, e che Vika ha avuto per loro.
L'amore che ha legato Vika con tutti quelli che adesso non dormono per lei, con le nonne, con il Don, con gli scout, con la gente di Cogoleto che non è stufa di scendere in piazza per lei.
L'amore che in qualche modo ha chiamato anche me, si è intrufolato nella mia vita, e che adesso non posso permettermi di non ascoltare.
E' quell'amore che ti lascia un marchio indelebile nel cuore e nella memoria, che trasforma una persona qualunque in qualcuno che per te conta, che nel tuo cuore ha un nome.
Quell'amore che vuole solo il bene, e non un bene egoista, ma un bene altruista, quell'amore che vuole un mondo di persone felici, sincere, vere.
Quell'amore che non può sbagliare, perché è l'amore che si dona al 100%, l'amore di un genitore per il figlio, l'amore di un fratello grande per la sua sorellina, che nemmeno ha mai visto, ma non può più cancellare dalla sua memoria e dai suoi pensieri.
Quell'amore che ti fa smuovere il mondo intero per poter far finire una sofferenza.
Qualcuno ha cercato di ingabbiare questo amore dentro un ricatto.
Gli ha addossato la colpa di migliaia di altre felicità troncate.
Ma non è colpa dell'amore.
Ora questo amore ci chiede di liberarlo da questa gabbia, da questa infamia, da questo odio.
Se solo la gente lo capisse...
Lo capisse che non è colpa dell'amore...
Forse, così, tutti insieme, riusciremmo a far scendere chi ha il potere dal suo trono d'egoismo, e insegnarli cosa significa amare.

La comunità che manca


Perchè non possiamo parlarci tutti in sincerità?
Perchè non possiamo fare come quella sera di route, a Lourdes?
Sederci tutti in cerchio, la sera, attorno ad una luce che a malapena illumina i volti;
e lasciare che la stanchezza di troppi litigi e troppi rancori si stemperi pian piano nelle parole più sincere che ognuno in vita sua ha mai detto...
Tutti, tutti gli artefici e i protagonisti di questa vicenda di dolore in cui alcuni non hanno il coraggio di parlare con il proprio cuore, e altri hanno il cuore tanto straziato da sembrare scandaloso e inopportuno alla "gente per bene".
Lasciare, tutti, da parte quella immensa costruzione di muri e corridoi che è la legge e la politica, e diventare ad un tratto una vecchia compagnia malata di attriti ed incomprensioni.
Così da poter guarire in una sera, in cerchio, spinti dalla voglia di smetterla con tutte queste falsità, questi silenzi, queste parole non dette o gridate dalla disperazione.
Perchè la gente non ha mai imparato, o si è dimenticata, il significato della parola comunità?
Perchè la gente continua a voler riscuotere i debiti del passato, e si dimentica di costruire insieme il futuro?

mercoledì 20 settembre 2006

Una storia vera. Una storia non ancora finita.


Un paesino in riva al mare, un orfanotrofio in un paese lontano, una bambina in pericolo; da una parte, una coraggiosa coppia e un gruppetto di parenti, amici, un sindaco, un prete e pochi altri; dall'altra, un'intera nazione straniera, armata di diplomatici e agenti segreti; una Chiesa ufficiale silenziosa, uno Stato che non si capisce da che parte stia.
Sembrerebbe proprio lo scenario adatto per un film.
E chissà quanti film sono stati girati, con uno scenario simile.
Peccato che il paesino si chiami Cogoleto, l'orfanotrofio sia quello di Vileika, i due genitori siano Maria Chiara e Alessandro, la nazione straniera sia la Bielorussia, e la bambina è proprio quella che viene chiamata "Maria".
E che sia tutto terribilmente vero.
E non vero come il 99,9% degli italiani lo vede attraverso la TV, leggendo i giornali, attraverso internet.
Vero come lo vivono sulla loro pelle Chiara e Sandro, stritolati tra le morse della politica internazionale per la loro scelta d'amore, ma nonostante tutto ancora con la forza e il coraggio di non cedere;
vero come lo vivono i lupetti del Branco del Cogoleto 1, che si sono improvvisamente ritrovati fratellini e sorelline di una lupetta in grande, grandissima difficoltà;
vero come lo vivono i ragazzi del Clan, di colpo ritrovatisi, senza volerlo, da una "normale" vita di "ragazzi normali", nel bel mezzo di questo film troppo reale;
vero come lo vive la gente di Cogoleto, costretta a scegliere se stare dalla parte di "Maria" e dei suoi genitori, pagando il prezzo degli sgardi di traverso e degli insulti più o meno velati di chi non la pensa come loro, e rischiando di essere controllati da qualche agente segreto se si è stati un po' troppo vicino a "Maria"; o in alternativa voltare le spalle a tutto questo, bollando i due genitori come "egoisti".
Peccato che, nella realtà, non si possa essere sicuri del lieto fine; peccato che non si possa mandare "avanti veloce" per vedere cosa succederà dopo.
Peccato che, se non ci piace, non si possa dire "va beh, era solo un film, solo fantasia".
Ma per fortuna abbiamo un grande, grandissimo vantaggio, rispetto ad un film.
Un film non lo puoi cambiare.
La realtà si. La puoi cambiare.
Forse non possiamo sperare di cambiare da soli tutto. Ma possiamo mettere la nostra goccia nel vaso. Prima o poi, arriverà la goccia che lo farà traboccare, e le cose cambeiranno davvero.
Alessandro e Maria Chiara hanno deciso che la vita e la felicità di "Maria" vale di più di una legge scritta, vale di più dell'orgoglio di uno stato, vale di più di tutto quello che stanno subendo come conseguenza della loro scelta.
Gli scout di Cogoleto, la gente del paese che era ieri sera in piazza, il parroco, il sindaco, e tanti altri credono in questa scelta. Hanno deciso che "Maria" vale di più del "vivi e lascia vivere", della tranquillità che hanno perso rifiutandosi di stare zitti e fermi.
Anch'io credo in questa scelta. E spero che ogni giorno ci siano altre persone che decidono che la vita di una bambina merita almeno un po' del loro tempo, della loro volontà, del loro cuore.

lunedì 18 settembre 2006

Lettera


L'ho scritta come commento ad un articolo del sito www.aiutiamomaria.info.
Aspettate, credo che qui stiamo perdendo lucidità nell'affrontare le cose.
Io stasera metterò il sacco a pelo nello zaino, domani non tornerò nemmeno a casa dall'università, ma prenderò il treno, forse da solo, e verrò lì, a Cogoleto, per partecipare alla fiaccolata.
Un nulla in confronto a quello che hanno fatto Maria Chiara e Alessandro, ma tutto, o quasi, quello che posso fare io fino ad adesso.
E non lo faccio per un obiettivo politico, nemmeno per un'ideale. Io, lo faccio (ed è una novità, per me), solo per una bambina. Solo per lei.
Perché credo, molto semplicemente, che non ci sia nessuno, là in Bielorussia, che vuole davvero bene a lei, non c'è nessuno che desidera, che ama Lei e Proprio Lei. Qui in Italia, credo di si. Anzi ne sono sicuro.
Allora perché dovrebbe ritornare?
Io credo che l'unico motivo sia perché lo vogliono le "autorità" bielorusse. Avranno anche un nome, poi, queste "autorità".
Ma quale diritto hanno, queste "autorità", di reclamare la bambina come "oggetto di loro proprietà"?
Il diritto che una madre e un padre hanno di poter avere il loro figlio? Questo è un diritto che si conquista con l'amore. Uno Stato non ama i propri bambini come una madre o un padre. Li può proteggere, questo si. (Ma la Bielorussia, con Maria, non ha fatto nemmeno questo).
E allora, quale leva hanno usato, per arrivare a questo punto? Il ricatto?
E quindi, noi pagheremmo per questo ricatto?
Anche con tutte le garanzie che ci possono dare, staremmo al ricatto semplicemente per il fatto di ridare la bambina, perché, guardiamoci tutti dentro, dentro di noi io credo che tutti sappiamo che non c'è un vero motivo per cui la bambina dovrebbe tornare là, nessun motivo che non sia l'orgoglio.
Orgoglio in mano di persone che questo orgoglio lo stanno facendo pesare.
Più della felicità di una persona.
Di molte persone.

Questo è quello che penso io. Non è Verità Assoluta. Non è il Giudizio del Giudice Supremo.
Ma è la voce di uno che, non so nemmeno io come né perché, è stato colpito, chiamato da qualcuno in difficoltà, tanto da dimenticare tutto e prendere un treno.
E spero che questa lettera possa essere letta prima che sia troppo tardi.
Perché, come ho detto, io, questa volta, questa volta soltanto, non ho a cuore un obbiettivo, un ideale, un popolo, ma una persona. Una sorellina.
Luca

giovedì 14 settembre 2006

Una bambina è in pericolo?


Stavo leggendo il forum di tuttoscout, quando sono finito su un topic che mi ha sconvolto:
una bambina bielorussa è nascosta dai genitori affidatari per non rimandarla nel suo paese dove subiva violenze sessuali.
I carabinieri la stanno invece cercando per evitare uno scontro diplomatico con la Bielorussia.
La bambina è una lupetta di Cogoleto.
Questo è il sito di chi sta dalla parte della bambina: http://www.aiutiamomaria.info/
Vi prego di informarvi a vostra volta, e se trovate qualcosa di interessante, anche di diverso da quello che ho trovato io, vi prego di farmelo sapere, magari aggiungendo commenti.
Altre fonti:
Questo invece è un servizio capace di suscitare istinti omicidi in qualsiasi scout:http://www.studioaperto.mediaset.it/video/popup/videopopup_24299.shtml

mercoledì 6 settembre 2006

Fiducia e Coraggio, i nostri antidoti per vincere l'Oscurità


Questo era il motto del mio secondo campo estivo.
Al tempo non gli avevo dato tanta importanza, ero più attratto dall'ambientazione, che era Il Signore degli Anelli.
Alcuni giorni fa, però, in montagna, mi è caduto l'occhio su un avviso di un giornale, era la presentazione di una conferenza sulla Cina: come difendersi dal gigante cinese, come conquistarlo economicamente.
Stamattina, ancora, alla radio sento di una nuova trasmissione che parla dei rapporti politici ed economici con la Cina.
Mi è venuta rabbia, a leggere a sentire queste cose.
Ormai non sopporto più di sentir parlare di Cina di quà, Cina di là.
Non è colpa della Cina, è che la Cina ora è solo uno spauracchio, per farci paura.
Come l'Islam, come l'URSS prima.
Ci viene continuamente dato un nemico di cui avere paura, così noi, impauriti, ci chiudiamo in casa, tenendo il fucile puntato alla finestra, chiedendo "Chi va là?" a chiunque bussi alla nostra porta sprangata...
Abbiamo paura, così siamo pronti ad affidarci a chi ci propone una soluzione stabile, sicura e protetta...
Abbiamo paura, così siamo disposti a rinunciare alla nostra libertà in cambio di sicurezza.
Ormai, abbiamo anche tanta, troppa paura della gente.
Abbiamo paura di chiedere l'autostop, e anche a dare passaggi.
Non mandiamo i bambini a scuola da soli, perchè abbiamo paura che ci sia un pedofilo dietro l'angolo.
In giro per la città, siamo più preoccupati a controllare il portafoglio che ad accorgersi delle altre persone: ormai sembra che sia permesso salutare uno sconosciuto solo per i sentieri di montagna, e anche lì è una tradizione che si sta perdendo.
Ma che senso ha?
Ha lo stesso senso di una donna che abortisce per non far rischiare al figlio una vita difficile!
E' paura di vivere!
Ci stiamo chiudendo ognuno nel proprio guscio, perché ci hanno convinti che, la fuori, c'è pieno di tagliagole pronti a farci del male...
Ci siamo scordati, forse, che anche gli altri sono persone, come noi? Che anche gli altri hanno un'anima, dei sogni, possono ridere, piangere, soffrire, amare, essere felici?
Ero immerso in questi pensieri, quando mi sono accorto del mio anello.
E' incredibile come uno può portare per mesi, 24 ore su 24, un anello, e dimenticarsi completamente della sua esistenza.
Era proprio l'anello del campo del Lago Ballano.
Mi è ritornato in mente il motto del Campo:
Fiducia e Coraggio, i nostri antidoti per vincere l'Oscurità.
Fiducia nelle persone, coraggio di vivere davvero.
Se lo capissimo davvero...
Se avessimo il coraggio di gicarci la nostra vita fino in fondo,
se avessimo il coraggio di vedere negli altri persone come noi, e non nemici;
allora credo davvero che saremmo molto più felici.
E io credo che questo non sia solo un sogno.
Credo che si possa fare davvero, se solo ci impegnamo un po'.

martedì 22 agosto 2006

Colpito da una meraviglia


Ci sono delle piccole cose, sparse in giro per la mia casa, o per il mondo;
cose che restano nascoste e silenziose per molto tempo, ma che, in momenti particolari, per caso o per necessità,
mi capita di riscoprire, di ritirar fuori, per respirare un po' di aria pura per la mia mente,
per stare intimamente bene, insomma.
Proprio stasera, davanti al computer, mi è venuta voglia di andare a scuriosare su un sito che non guardavo da molto tempo, che a suo tempo aveva la speciale capacità di farmi sorridere il cuore ogni volta che lo guardavo, e stasera ho scoperto che non ha per nulla perso quella meravigliosa capacità.
E' il sito www.vocidibimbi.it.
Parla di bambini, di nascite.
Sfogliando quelle pagine, mi sono sentito come quando ero a Staffal, proprio sotto al Monte Rosa che si affacciava, altissimo, dalle finestre di cielo tra le nuvole;
o al lago Careser, davanti alle cime innevate, mitiche, del Vioz e del Cevedale:
estasiato, intimamente e felicemente meravigliato, consapevole di stare sbirciando, quasi di nascosto, una meraviglia di immane grandezza, un privilegio divino che con un grande gesto d'amore è stato concesso anche a noi uomini.
Credo, anzi sono convinto, che la fantasia non potrà mai creare qualcosa di più bello della realtà.
Soprattutto perché il bello della realtà è proprio che è vera. E' qui. E' nostra.
Buona notte, amici.