mercoledì 18 luglio 2012

La corsa di primavera

Era una perfetta notte bianca, come dicono. Tutta la vegetazione pareva fosse cresciuta di un mese dalla mattina. Il ramo che il giorno prima aveva le foglie gialle, stillò linfa quando Mowgli lo ruppe. Il muschio s'increspava folto e tiepido sotto i suoi piedi, l'erba nuova non aveva i margini taglienti, e tutte le voci della Giungla risuonavano come la corda bassa di un'arpa tesa dalla luna, la luna della Parlata Nuova, che riversava la sua luce piena sulle rocce e sulle pozze, scivolava fra tronco e rampicante e filtrava tra milioni di foglie. Dimenticando la sua tristezza, Mowgli cantò forte, invaso dalla felicità, mettendosi in cammino. Pareva che volasse più che corresse, poiché aveva preso il lungo pendio che scende alle Paludi del Nord, attraverso il cuore della Giungla, dove il terreno elastico attutisce il rumore dei passi.
Quando era stanco di camminare sul terreno, alzava le mani, come le scimmie, al rampicante più vicino e pareva che nuotasse più che si arrampicasse, fra i rami sottili da dove prendeva una via fra gli alberi finché cambiava idea e si slanciava a terra di nuovo, descrivendo una lunga parabola tra le fronde.
Così correva, talvolta gridando talvolta cantando fra sé, la creatura più felice di tutta la Giungla quella notte, finché il profumo dei fiori l'avvertì che era vicino alle Paludi che si stendevano lontano al di là degli estremi territori di caccia.
 R. Kipling, Il secondo libro della Giungla