martedì 4 settembre 2007

Viaggio allucinante

Racconti d'Estate - Parte III - Giorno I
Era il 29 luglio, la mattina di domenica 29 luglio, alla stazione di Parma, e finalmente partivamo.

Già solo decidere quella route era stato un parto.
Primo problema: in teoria dovevamo fare un capitolo sulla sopravvivenza durante l'anno.
Peccato che Signora Sfiga, che sempre ci segue e ci accompagna, ci abbia messo lo zampino, e l'anno se ne sia andato nell'organizzazione di un torneo di pallascout e della tortafrtittata di gruppo.
Noi, testardi, abbiamo deciso di trasformare il capitolo nel tema della route.
Secondo problema: due ginocchia fuori uso. Quindi di un bel survival challenge non se ne poteva parlare.
Nemmeno un campo fisso, roba da reparto. All'inizio mi era sembrata una buona idea, ma col senno di poi ci saremmo suicidati di noia.
Una sera saltò fuori l'idea della canoa, e iniziò così un lungo, tormentato periodo fatto di riunioni passate a trovare tutti i problemi possibili per quel tipo di route, e alla fine di ogni riunione rendersi conto che era l'unica idea buona che avevamo. Fino a che non ci siamo accorti che tre settimane prima della route era un decisamente troppo tardi per decidere di fare una route in canoa.
Alla fine abbiamo ripiegato su una route di cammino leggera sulle Dolomiti, organizzata in modo che chi non camminava ci avrebbe seguito in pullman e impianti di risalita.
A quel punto è cominciata una nuova, infinita tiritera su come avremmo dovuto vivere la sopravvivenza: alla fine, fondamentalmente, ci sarebbe stata una lista di cose indispensabili da portare, e ognuno aveva un limitato numero di cosiddetti extra. Quali oggetti fossero indispensabili e quanti fossero gli extra, è stato lungamente oggetto di dibattito (è curioso quanto possano essere lunghe tre settimane...). Si andava da chi proponeva un extra, e non più di tre paia di mutande come indispensabili, a chi negli oggetti indispensabili inseriva numerose paia di scarpe o la itta della Gio (l'equivalente di quello che per un bambino è il pelouche con cui dorme).

Così finalmente quella mattina, anche se nonostante l'essenzialità gli zaini pesavano più del solito, anche se c'era gente i cui extra non si contavano sulle dita di due mani, anche se io l'Anna e Sorby eravamo riusciti a spendere una cifra esorbitante per una altrettanto esorbitante quantità di cibo (sempre in tema di essenzialità...), e anche se l'Anna ci aveva tirato bidone all'ultimo minuto (lasciandoci quindi navigare nel cibo), beh, potevamo almeno dire che avevamo finito di organizzare la route.
Ah, che illusi.

Image Hosted by ImageShack.usEra preventivato che il viaggio fosse lungo.
Infatti fu ancora più lungo.
Sul primo treno, nulla di terribile. Cominciava a farsi sentire la mancanza delle carte (lasciate a casa per essenzialità), ma a parte quello tutto tranquillo, anzi abbiamo avuto occasione di intrattenerci in interessanti discussioni, rigorosamente vietate ai minori di 18 anni.
Persino a Bologna ci siamo meravigliati della fortuna di avere il treno successivo sulla stessa pensilina dove ci ha scaricati il primo.
Ma Signora Sfiga era sempre con noi, e ci ha fatto sentire il suo tocco non appena, a Padova, abbiamo cambiato di nuovo prendendo il treno per Longarone: la Fara aveva lasciato la macchina fotografica digitale, comprata il giorno prima, sul treno per Venezia. Subito dopo ci accorgiamo che la corriera che avremmo dovuto prendere una volta a Longarone passava solo nei giorni feriali. Ovviamente era domenica. Inoltre, non prendendo quella corriera avremmo anche perso la Messa, programmata nel paesino dove saremmo arrivati.

Ma, si sa, lo scout sorride e canta anche nelle difficoltà, così abbiamo preso quelle notizie con qualche risata e, per la macchina fotografica, abbiamo avvertito un controllore che ha provveduto a contattare i suoi colleghi dell'altro treno.
Probabilmente quel giorno Signora Sfiga e la Dea Bendata hanno fatto a pugni, perché poco dopo è arrivata la risposta: avevano trovato la macchina, l'avrebbero caricata sul primo treno per Belluno.

Così, per risolvere i nostri problemi e rispondere alle urla dei nostri stomaci, siamo scesi a Belluno, dove dopo un pranzo accampati nell'aiuola davanti alla stazione (dopo aver fatto scappare gli altri barboni che la occupavano) abbiamo mandato in esplorazione due prodi esploratori a cercare una messa compatibile con i nostri orari. Probabilmente la Dea Bendata e Signora Sfiga avevano raggiunto una tregua che prevedeva il recupero della macchina della Fara ma l'assenza di messe nelle chiese bellunesi prima delle sette di sera.

Noi fino alle sette di sera non potevamo aspettare, perché la corriera per Longarone partiva ben prima, così rinunciammo alla Messa. Tutto quello che successe nei giorni successivi (dei quali racconterò in futuro), molto probabilmente fu una punizione divina per questo atto blasfemo. O semplicemente fu Signora Sfiga che aveva gioco facile su un avversario cieco.

Image Hosted by ImageShack.usUna (per fortuna ultima) lunga pausa di cambio pullman a Longarone ci ha permesso di lanciare la route con la prima attività, un mini-deserto sparsi su una mega terrazza con vista sul Vajont (che fosse anche quello un minaccioso segno della Sfiga?). Poi, finalmente, l'ultimo, lungo tratto su una enorme corriera che si inerpicava sulla stretta stradina a strapiombo sulla Val di Zoldo, fino ad arrivare alla nostra destinazione, Palafavera.

La prima cosa di cui ci siamo accorti scendendo dal pullman, è che pioveva. La seconda che nello zaino di Popo il detersivo era esploso e il formaggio si era stufato di rimanere allo stato solido.

Gli scout, si sa, sono anche economi (bel modo per dire tirchi), e pur di non pagare l'ingresso al campeggio abbiamo chiesto ospitalità a un vicino campo dell'Azione Cattolica. Devo aver sbagliato a presentarmi come scout, ma almeno il campeggio si è rivelato valere abbondantemente il suo prezzo.

Alla fine, dopo una lunghissima giornata di viaggio, abbiamo potuto cenare con un pasto caldo e scaldare i corpi e gli animi al fuoco di bivacco, terminato quando da una roulotte vicina si è levato un violento e sanguinario "BASTA!!! SONO LE UNDICI!!!". Anche la grigia Signora ha voluto darci la buonanotte: il fornellino della Fara non accettava le bombole normali, ma solo bombole formato mignon, così una tripletta ha dovuto mendicare un fornello per la cena; inoltre l'Anna rimanendo a casa si era tenuta anche una delle tende di Clan: a pagarne le spese sono state le donne e, a turno, uno degli uomini, costretti a schiacciarsi come sardine in tende sottodimensionate.


[...il resto alla prossima puntata!]
[P.S. le immagini sono tutte scattate con la fatidica macchina!]

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