lunedì 18 settembre 2006

Lettera


L'ho scritta come commento ad un articolo del sito www.aiutiamomaria.info.
Aspettate, credo che qui stiamo perdendo lucidità nell'affrontare le cose.
Io stasera metterò il sacco a pelo nello zaino, domani non tornerò nemmeno a casa dall'università, ma prenderò il treno, forse da solo, e verrò lì, a Cogoleto, per partecipare alla fiaccolata.
Un nulla in confronto a quello che hanno fatto Maria Chiara e Alessandro, ma tutto, o quasi, quello che posso fare io fino ad adesso.
E non lo faccio per un obiettivo politico, nemmeno per un'ideale. Io, lo faccio (ed è una novità, per me), solo per una bambina. Solo per lei.
Perché credo, molto semplicemente, che non ci sia nessuno, là in Bielorussia, che vuole davvero bene a lei, non c'è nessuno che desidera, che ama Lei e Proprio Lei. Qui in Italia, credo di si. Anzi ne sono sicuro.
Allora perché dovrebbe ritornare?
Io credo che l'unico motivo sia perché lo vogliono le "autorità" bielorusse. Avranno anche un nome, poi, queste "autorità".
Ma quale diritto hanno, queste "autorità", di reclamare la bambina come "oggetto di loro proprietà"?
Il diritto che una madre e un padre hanno di poter avere il loro figlio? Questo è un diritto che si conquista con l'amore. Uno Stato non ama i propri bambini come una madre o un padre. Li può proteggere, questo si. (Ma la Bielorussia, con Maria, non ha fatto nemmeno questo).
E allora, quale leva hanno usato, per arrivare a questo punto? Il ricatto?
E quindi, noi pagheremmo per questo ricatto?
Anche con tutte le garanzie che ci possono dare, staremmo al ricatto semplicemente per il fatto di ridare la bambina, perché, guardiamoci tutti dentro, dentro di noi io credo che tutti sappiamo che non c'è un vero motivo per cui la bambina dovrebbe tornare là, nessun motivo che non sia l'orgoglio.
Orgoglio in mano di persone che questo orgoglio lo stanno facendo pesare.
Più della felicità di una persona.
Di molte persone.

Questo è quello che penso io. Non è Verità Assoluta. Non è il Giudizio del Giudice Supremo.
Ma è la voce di uno che, non so nemmeno io come né perché, è stato colpito, chiamato da qualcuno in difficoltà, tanto da dimenticare tutto e prendere un treno.
E spero che questa lettera possa essere letta prima che sia troppo tardi.
Perché, come ho detto, io, questa volta, questa volta soltanto, non ho a cuore un obbiettivo, un ideale, un popolo, ma una persona. Una sorellina.
Luca

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