venerdì 24 giugno 2011

Lettera al mondo

Caro mondo,
eccomi ancora qui a calpestarti un po', come faccio ormai da ventiquattro anni e un mese: ma te non dispiace, vero?
Scusami se nell'ultimo periodo sono stato un po' assente, mi sono forse perso alcune cose importanti, dovrai aggiornami (anche se, dirai, tre settimane rispetto a cinque miliardi di anni non sono poi chissà quanto tempo)!

Ti scrivo perché vorrei chiederti un favore...
Sì, so cosa penserai, ecco il solito rompiscatole che si fa vivo solo per chiedermi qualcosa: tutti uguali questi umani!
Ma, ecco, è che ho l'impressione che negli ultimi tempi tu abbia una brutta cera: se vuoi, sappiamo che puoi essere meraviglioso, ma di questi tempi non mi sembra che ti mostri per il lato migliore...
Ecco il favore che ti volevo chiedere: non è che potresti tirar fuori dal cassetto un po' di quegli abiti semplici e carinissimi con cui ti ho visto spesso, e andresti a svegliare con un bel sorrisone, domattina, qualcuno dei miei amici?

Che so, potresti regalare i voli e fischi delle rondini quando alzano gli occhi verso il cielo, o la sabbia bagnata dalle onde che prende la forma del piede nudo che cammina sulla spiaggia, o ancora il profumo della brace di legna al fuoco di bivacco...

O perché no le ombre proiettate dalla luce della luna prima di andare a dormire, o i mille colori dei campi guidando lungo le colline, o il vento che passa ad asciugare con un carezza il sudore dalla pelle...

E ancora, potresti regalare un inaspettato sorriso di un collega, lo squillo di un messaggino di una persona che è un po' che non si sentiva, e forse, addirittura, una lettera scritta a mano nella cassetta della posta...

Potrei continuare ancora!
Il sapore delle more colte dal rovo, il suono della fisarmonica e dei piedi che ballano, il luccichio di lacrime di felicità, il profumo dell'erba tagliata, la gioia di poter muovere le dita dei piedi libere nei sandali, il sentirsi stanchi e soddisfatti, ricordarsi che non c'è bisogno di capire tutto per essere felici, preparare la valigia per le vacanze, sdraiarsi nell'erba, cantare, fare le coccole a un bel cagnolone, ridere, guardare insieme il tramonto...

Vedi, caro mondo, io credo che a volte dimentichiamo le cose per cui vale la pena vivere, e continuiamo a pensare e parlare delle difficoltà che incontriamo.

E allora via, a sbarleccare un bel gelatone prima che si sciolga, a dare un bacio della buonanotte, a dire buongiorno all'autista dell'autobus, a sorridere rispondendo al telefono, a sdrammatizzare con una battuta, a fare progetti e metterli in pratica, a raccontare una storia, a fare la nostra parte per dipingere il mondo di felicità.

Con un sorriso, a domattina:
Buona Notte Mondo!!!

sabato 18 giugno 2011

Ventiquattro + 1

ovvero, la Litania delle Sante Donne (e Uomini)

Annunciano, i Sacri Testi, che per seguire il cammino dell'illuminazione che dal buio della perdizione della terapia intensiva porta alla sacra soglia delle dimissioni, avrai bisogno dell'intercessione di Sante Donne, benedette con una ingente fornitura di Santa Pazienza, che ti assistano nel cammino.

La prima Santa Donna sarà quell'instancabile donna che si farà in quattro, anzi in otto, per pensare non solo ai suoi figli ma anche al loro Akela, e trovargli all'ultimo minuto un posto al centro di riabilitazione...

La seconda sarà la caposala della cardiochirurgia pediatrica, che nonostante tu le dica solo il giorno delle dimissioni che pensavi di fare riabilitazione, riuscirà comunque a sbrigare tutte le pratiche senza uscire fuori di testa...

La terza sarà una caposala anche lei, quella della cardiologia del centro di riabilitazione, che riuscirà a trovarti un letto anche dopo aver disdetto e poi disdetto la disdetta...

La quarta, ma anche la quinta, la sesta, la settima, e così via, saranno le infermiere, che per te veglieranno le notti, le mattine e i pomeriggi - e qualche volta anche nei giorni di riposo, visto che l'infermere non è un lavoro faticoso... -, che non perderanno la pazienza anche se chiedi il nome di tutti i farmaci che ti portano, se chiedi di portarti un bicchiere dopo che hai già (ri)imparato a camminare, o se chiami nel cuore della notte per una puntura di zanzara, o se riesci a distruggere prima un termometro, poi addirittura il display della telemetria, o se chiedi due volte al giorno di prendere e rimettere il computer nell'armadio, o di alzare o abbassare lo schienale del letto...

Poi verranno i medici, che staranno ad acoltare ogni tuo sintomo, dai dolorini tra le costole alle allucinazioni da post anestesia, passando per i colori dei rifiuti solidi... E le fisioterapiste, che durante le sessioni a cercare di sbloccare muscoli che sembrano inutilizzati da secoli, terrai aggiornate sulle imprevidibili acrobazie (a)ritmiche del tuo cuore...

E infine, come sempre, i Santissimi Mamma e Papà, che faranno la spola due, tre o quattro volte al giorno dentro e fuori dal centro di riabilitazione, così che alla fine il mio armadietto poteva fornire di cibo per una settimana un reggimento...

Così, con il loro aiuto, alla fine giungerai alla tua meta, e armato di foglio di dimissioni potrai andare di nuovo per le vie del mondo, insieme ai tuoi fedeli compagni Sir Coumadin e il settenano Carvedilolo (fratello di Atenololo, Metoprololo, Propranololo etc...).

La riabilitazione è finita, andate in pace - e fate molto movimento!


Di nuovo, un grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato, visitato, pensato, sopportato in queste settimane!!!

venerdì 17 giugno 2011

Ventiquattro

Ventiquattro maggio 2011.
Dopo ventiquattro anni di onorato servizio, il giorno del mio (e del suo) ventiquattresimo compleanno, nonché del ventitreesimo compleanno della cardiochirurgia del San Donato, la mia valvola aortica ha raggiunto il meritato riposo, e il suo posto è stato occupato dalla mia nuova compagna di viaggio, nome commerciale Bicarbon Fitline 23.

In realtà tutto è cominciato molto prima - diciamo alla mia nascita, ma non andiamo così indietro, limitiamoci all'11 maggio, quando siamo partiti alla volta di San Donato Milanese, preparati ad un'operazione prevista per venerdì 13 (e già la data non prometteva troppo bene...).

Dopo un paio di giorni di esami, di conoscenze con gli "abitanti" del reparto di cardiochirurgia pediatrica, dopo l'"operazione Napalm", ovvero la distruzione mediante armi chimiche della foresta di peli che mi portavo dietro (comincio a capire cosa patiscono le donne che si depilano...), e dopo altre operazioni per liberarmi di pesi inutili, su cui sorvolo, proprio mentre sto andando a farmi una dormita prima di entrare in sala operatoria, vengo informato che per un imprevisto il tutto è da rimandare a un paio di settimane più tardi.
Forse normalmente uno non ci rimarrebbe benissimo, però devo dire che la cosa mi ha sollevato: ero un po' troppo preoccupato, tutto stava andando troppo bene e sentivo che presto sarebbe successo qualcosa. Così, invece, ero molto più tranquillo... Dice il saggio: se Signora Sfiga cammina al tuo fianco, non preoccuparti. E' quando non la vedi più, che ti devi guardare le spalle!

Due settimane e due teglie di lasagne tirate a mano più tardi, eccoci di nuovo sull'Autostrada del Sole Dietro la Nebbia, che ormai mio papà potrebbe fare ad occhi chiusi. Stavolta l'operazione Napalm era stata eseguita con cura a casa, tanto da strappare all'infermiera un "ho più peli io che te!" (che per un uomo non è necessariamente un complimento...).
E il famoso, suddetto giorno del mio ventiquattresimo compleanno, tra un augurio e una flebo, e una preparazione degna di un astronauta in partenza per lo spazio, gli infermieri mi hanno introdotto in sala operatoria, dove l'ultima cosa che ricordo è la faccia dell'anestesista che diceva "Buona notte!".

Al risveglio, verso le nove di sera circa, in terapia intensiva, mi sono lentamente accorto di alcune cose.
Primo, che ero con il più bizzarro, improbabile e divertente trio di infermieri (o erano medici?) che abbia mai incontrato...
Secondo, che lo stomaco dopo un'anestesia si sveglia decisamente incazzato, e non conviene proporgli un goccio d'acqua...
Terzo, che il post-operatorio è molto, molto più duro di come immaginavo... !!!
Grazie, però, agli amici "morfina" e "antidolorifico" in quei primi momenti ero, tutto sommato, soddisfatto di essere vivo, così quando è arrivata la chiamata di mio padre ho risposto alzando il pollice verso l'alto.

I giorni successivi sono stati sempre una decisa salita verso il meglio. Peccato che partissi da moolto in basso...!!!
All'inizio sono anche riuscito a scomodare mezzo ospedale, dato che il mio cuore aveva deciso di seguire un ritmo tutto suo, e quando i medici hanno visto che sono allergico a tutti i farmaci utili in casi come questi, hanno deciso che forse era meglio chiamare un aritmologo... Che mi ha rassicurato dicendo che no, non ero in punto di morte, ma semplicemente per la prima volta sentivo un battito di cuore normale, e che se non mi stava bene l'unica soluzione era quella di fermarlo...!

Il primo successo è stato il ritorno in reparto, il giorno successivo all'intervento.
Il secondo successo è stato riuscire a dormire per la prima volta, la terza notte dopo l'intervento. Chiariamoci, non tutta la notte: ma almeno per qualche ora filata. Eh sì, perché prima, fornito com'ero di drenaggi - meglio che non scenda nei dettagli, per amore degli stomaci deboli - ho sperimentato sensazioni che mi hanno reso decisamente favorevole all'eutanasia e mi hanno portato a leggere un libro intero dalle 11 di sera alle 6 di mattina.
Il terzo successo è stato alzarsi in piedi, e riuscire a camminare. All'inizio qualche passo incerto, con tanta invidia dei bambini che erano con me in terapia intensiva e ora scorrazzavano a grande velocità per i corridoi in sella ai loro trattori di plastica... Ma poi, in breve tempo, io e i miei compagni d'avventura siamo diventati grandi campioni nella disciplina di "camminata delle anime in pena lungo il corridoio".
Non vi dico poi che gioia quando ho addirittura ricominciato a mangiare! Superata forse solo dalla soddisfazione di riprendere la funzione complementare all'inserimento di cibo...

Certo, insieme a questi passi avanti c'è stato anche qualche imprevisto, come, ad esempio, quando di punto in bianco mi sono trovato delle grandi macchie colorate davanti agli occhi. Per fortuna, tutto si è risolto con un po' di spavento e tanta rottura di scatole al povero oculista che si è trovato un paziente in preda al terribile dubbio se il collirio per dilatare le pupille potesse interagire con uno delle dozzine di farmaci che stava prendendo...

Infine, per completare la collezione delle sensazioni strane, proprio il giorno delle dimissioni l'anestesia ha pensato bene di riproporsi, lasciandomi sul letto alla disperata ricerca delle parole "disturbi della vista", mentre mi chiedevo se davvero ne avevo avuti o era stato solo un brutto sogno. Aggiungeteci un paio di deja-vu, e capirete che ho preferito che i miei genitori ascoltassero particolarmente bene le spiegazioni del medico che mi dimetteva, perché non ero troppo sicuro della mia lucidità in quei momenti.

E se, in macchina, diretti verso Parma, accucciato tra il sedile e un cuscino, rispondevo ai miei dicendo di stare "stra-bene", devo ringraziare un sacco di persone... Non le elenco tutte perché non ci riuscirei, ma voglio citare Frigiola, Nuri Al-Khaut, chirurgo del kurdistan iracheno, il dottor Micheletti la cui santa pazienza mi ha sopportato anche oltre le dimissioni, Maria l'infermiera che durante il prelievo ti rivelava di venire dalla transilvania (e non era una battuta), il mio compagno di stanza e di avventura Daniele, la Francesca e Gian Antonio Moles, Giovanni e famiglia, le ragazze dell'AICCA e i bimbi, Piero, Paolo e Alberto in testa.
E tutte le persone che sono passate a trovarmi, o mi hanno fatto un po' di posto nei loro pensieri.
E, soprattutto, quei due che sono stati lì quasi tutto il tempo, soprattutto quando io ero bell'e che nel mondo dei sogni, e che si chiamano mamma e papà...

Vorrei continuare stasera, ma domattina già è piena di impegni, così vi lascio con un...

...arrivederci alla prossima puntata!