lunedì 20 febbraio 2012

Un capitolo senza nome di un libro che non esiste

[...]
Con la fronte bagnata di sudore, Nebbia arrancava risalendo il pendio, alzando gli occhi tra un passo e l'altro verso i sandali logori del druido.
Si portò la mano alla Spilla del Canto, e sbuffò vedendola inerte e opaca: "Non c'è magia in questo posto!".
Il druido si fermò, voltandosi, e fissò Nebbia negli occhi. Dopo un attimo, senza dire nulla, alzò lo sguardo al cielo, inspirò a fondo, come per bere il vento leggero che accarezzava quei crinali, e disse, riprendendo la salita: "Forse, semplicemente, non la vedi. Vieni, non manca molto."
La neve si era sciolta quasi del tutto, lasciando scoperti i bassi cespugli di mirtillo, e i ciuffi scoloriti del nardo che si riprendevano dal sonno invernale. Ovunque, in quel manto giallastro, spuntava il violetto dei crochi.
Come aveva detto il druido, poco dopo raggiunsero la sella, e i capelli di Nebbia ondeggiarono nel vento che lì soffiava più deciso. Sentì un brivido corrergli dalla pancia alle punte delle dita, nel vedere l'orizzonte spalancato davanti a lui: oltre la sella, la montagna precipitava verso il basso per quasi mezzo miglio di altezza e, sotto, si stendeva una coperta di colline boscose, punteggiata, qua e là, dai sottili pennacchi di fumo di qualche villaggio degli gnomi.
Il suo sguardo seguiva la valle del Tresirene fino al Mare di Diamante, e là dove il fiume si gettava nel mare si scorgeva il luccichio delle guglie di Demetra. La foschia marina ostacolava un po' la vista, ma gli sembrò di scorgere, all'orizzonte, il profilo montuoso dell'Isola di Là.
Si accorse che la sua guida lo stava aspettando lungo la traccia che seguiva il crinale, sulla destra, e si rimise in marcia.
Raggiunsero, poco sotto la cima del monte, una conca - una piccola dolina - e si sedettero su due rocce, tiepide dal sole primaverile che le scaldava. Il druido tirò fuori dalla sua sacca due pagnotte - pane fatto a mano, cotto al calore di un fuoco di legna, senza che vedesse l'ombra di un Forno delle Fate - e ne diede una al ragazzo. Con un coltello da cacciatore tagliò due fette di formaggio di capra, e mangiarono in silenzio, ascoltando il mondo intorno a loro.
L'unico rumore era quello del vento: non una voce, non un fischio di Nubinave. Un uccellino scuro - un codirosso spazzacamino - gironzolava su e giù dalle rocce, alla ricerca di insetti.
"E tu continui a dire che qui non c'è magia?" chiese ad un tratto il druido.
Nebbia lo guardò, e allargò le braccia. Non sapeva cosa rispondere. "E dove sarebbe?"
"Qui!" rispose l'uomo, indicando il codirosso, con un sorriso che dipinse sulla sua faccia indurita un labirinto di rughe: "Quella è magia!"
"Vedi," continuò "voi, forse, siete maghi che non conoscono più la magia.
La usate, sì, in modo potente, violento addirittura.
Volete fare tutto con la magia, controllare tutto.
Avete stregoni che controllano il tempo atmosferico per arrivare ad avere otto raccolti all'anno, maghi che studiano mappe della Trama sempre più complicate perché ormai non c'è più spazio per teletrasportarsi, addirittura la Cupola, maghi che controllano altri maghi... Chiedete a questa cosiddetta magia sempre più potenza, con l'unico obiettivo di estrarre altra potenza magica. Addirittura vivete le vostre vite per trovare nuovi modi di ricavare potenza magica. E in tutto questo, vedete le vostre luci affievolirsi di anno in anno, le vostre evocazioni farsi più effimere, i vostri fuochi hanno bisogno di sempre più energie per ardere.
E c'è anche chi impazzisce, perché crede che la magia stia arrivando alla fine, e che non ci sia più nulla dopo.
Ma forse voi vi state solo accanendo a succhiare i rimasugli di un frutto, dimenticandovi dell'albero che l'ha generato.
Vedi, le leggende parlano di altri mondi, mondi dove la magia, così come la conosci tu, non esiste. Mondi dove non puoi parlare attraverso una Spilla del Canto, dove non esiste il teletrasporto, dove per procurarti da vivere puoi fare i conti solo sulla tua intelligenza e sulla forza delle tue braccia. Sì, proprio come faccio io." Sorrise il druido, accarezzando il bastone. "Eppure, la magia esiste anche in questi mondi.
Guarda: anche il mago più grande, può creare quel codirosso? Sì, forse ne può evocare uno, ma non quello. Non proprio quello, nato in quel nido all'ombra di quel cespuglio, quel giorno, probabilmente di un anno e mezzo fa. E puoi forse, con tutte le capacità magiche di questo mondo, controllare tutti i codirossi di queste montagne? E tutti i crochi che abbiamo visto salendo fin quassù? E tutti gli alberi, gli stagni, le nuvole, gli animali di questo mondo?
E, forse puoi riuscire a modellare una piccola collina, con grande dispendio di energie. Ma nel frattempo, il vento e la pioggia in tutto il resto del mondo avranno fatto molto più lavoro di quello che hai fatto tu, e senza che nessuno li guidasse.
Così, tutte le forme di vita nascono, crescono, cercano il cibo, fanno le loro danze nuziali, si accoppiano, vivono e muoiono senza che ci sia nessuno a controllarle, a guidarle, a dire loro cosa fare, e come.
Non è, questo, molto più grande, immensamente più profondo e potente di tutta la magia che finora hai studiato? Non è magia anche questa? Una magia che appartiene a tutti i mondi, indipendentemente dal fatto che un mago, con qualche formula magica, ne imbrigli alcuni aspetti per i suoi scopi?
Ripensa a ieri, al parto della capra: con le tue mani, hai portato alla luce una creatura nuova, che non esisteva, e che non sparirà nel giro di qualche ora - sempre che un lupo affamato non passi nei dintorni! E tutto questo, senza richiedere nulla alla magia, se non quello che naturalmente compie ogni giorno, per tutte le creature dell'universo."
Si fermò un attimo, come per riprendere fiato, o per lasciar calmare le acque agitate dei suoi pensieri "Non ho risposte per questo mondo, sono qui per cercarle, dopotutto. Ma credo che la cosa più urgente sia ritrovare l'albero da cui proviene il frutto, riscoprire la magia che è nel mondo e che noi non controlliamo, capire come anche noi, dentro questa magia, siamo rami di un unico albero, flutti di un unico fiume, parole di un unico Libro."
Poi tacque, e si distese a guardare il cielo, mettendosi uno stelo secco tra le labbra.

Nebbia fece lo stesso, e rimase ad osservare le nuvole correre sopra di lui. Ripensò al capretto, alla fatica della notte in cui avevano guadato il torrente, a come si era sentito perso senza la sua Pietra del Richiamo, ai suoi compagni di accademia, a lui bambino, insieme alle sue sorelle, giocare nei campi di nonna Raggio di Sole, e un profumo di crostata di more...
Il sole faceva scintillare la sua Spilla del Canto: "Forse è inutile" pensò "adesso, per parlare con papà, con gli amici, per dir loro che sono vivo, sto bene, ma..." e la avvicinò alle labbra, come per sussurrare un bacio.

Molte centinaia di miglia più a ovest, una ragazza ebbe un brivido, nel sentire - o almeno così le era sembrato - un tocco leggero e un profumo conosciuto sulla sua pelle. Probabilmente era stata solo un'impressione, ma nei suoi occhi scintillò un sorriso.

giovedì 16 febbraio 2012

Neve


Il sentiero, anzi, la strada che dai Cancelli porta ai Lagoni è una facile passeggiata, in estate.
In inverno, al buio, con un metro e mezzo di neve che continua a cadere e tredici gradi sottozero, un po' meno.
CoCa