martedì 21 dicembre 2021
Oche!
sabato 20 novembre 2021
Contro le gite scolastiche
Le gite scolastiche - quelle per cui alle famiglie è richiesto un contributo economico, e chi non versa non partecipa - sono discriminatorie. Così come tutte le uscite e le attività in generale per le quali è richiesto un contributo.
La scuola pubblica dovrebbe essere gratuita per tutti. Conosco diverse scuole che propongono molte bellissime attività, per le quali richiedono contributi che nel corso di un anno scolastico possono arrivare a diverse centinaia di euro. Sono cifre che per molte famiglie sono facilmente affrontabili, soprattutto considerato che vanno nell'istruzione dei figli. Ma ci sono anche famiglie per cui queste cifre sono un problema, e di conseguenza studenti che devono rinunciare a qualcuna di queste attività anche a causa del costo.
Ricordo dirigenti scolastici che dicevano che tutte le famiglie che si erano rivolte alla scuola chiedendo aiuto perché non avevano soldi per mandare il figlio in gita erano state aiutate dalla scuola. Bene. Ma io vorrei una scuola dove le famiglie non devono umiliarsi chiedendo l'elemosina dal dirigente per poter avere l'istruzione che la scuola dovrebbe garantire gratuitamente. E ci sono tante altre famiglie che, per orgoglio o perché non si ritengono tutto sommato così povere, non si sognano nemmeno di chiedere aiuto alla scuola, e semplicemente rinunciano ad alcune di queste occasioni di formazione.
E mi scoccia un po' che soldi presi dalle mie tasse vadano a finanziare, in parte (sotto forma di docenti accompagnatori, progettazione etc...), la realizzazione di attività facoltative e a pagamento proposte dalla scuola agli studenti, che di fatto vengono sfruttate dalle famiglie che hanno già larga disponibilità economica, e non dalle famiglie che magari ne avrebbero più bisogno.
Con questo io non voglio che non si facciano più gite, semplicemente che si trovi un sistema perché siano accessibili a tutti gratuitamente, o al massimo che il criterio di selezione non sia l'aver versato o meno il contributo. Alcuni esempi di soluzione:
- cercare di vincere bandi pubblici e con questi finanziare il 100% dell'attività o della gita;
- accettare comunque contributi volontari da parte delle famiglie, slegando però la partecipazione dello studente dall'aver versato o meno, e mantenendo il segreto su chi ha versato e quanto;
- se non ci sono risorse per tutti, selezionare i partecipanti in base ad un criterio, come il merito, il comportamento o anche la situazione di particolare difficoltà... Facendo però attenzione al fatto che a volte il merito è strettamente dipendente dalle condizioni economiche della famiglia, e la scuola non dovrebbe limitarsi a spingere avanti solo chi già parte avvantaggiato, ma anche e soprattutto "rimuovere gli ostacoli di ordine conomico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
sabato 24 luglio 2021
Ustica
Forse, una delle cose che spingono a visitare una piccola isola è l'illusione di poterla abbracciare tutta, vedere tutta, comprendere tutta. Che Ustica finisca lì dove le onde toccano la pietra, e che per un momento si possa dimenticare tutto ciò che sta al di là del mare.
L'illusione di poter, per qualche giorno, ridurre la complessità del mondo ad otto chilometri quadrati circondati da un mare di cui a stento scorgi la fine.
Ma guardando con occhi curiosi ti accorgi che quel puntino a stento visibile sulla carta è un nodo di una rete ben più grande, che lega tra loro pietre e acque, piante e animali, uomini e donne da una sponda all'altra del Mediterraneo. Mediterraneo che è, ed è sempre stato, più una strada che una barriera; Mediterraneo che unisce i popoli e le storie lungo le sue sponde più di quanto lo facciano le montagne che dividono le nazioni su di esso affacciate.
E' un nodo di pietre, lava e lapilli vomitati dal fondo del Tirreno mentre brandelli di Europa si spostavano a est, abbracciando l'Africa per formare l'Italia.
E' un nodo di rotte migratorie per gli uccelli che, dopo il deserto, attraversano il mare per raggiungere la loro Primavera. E nei millenni qualcuno di loro ha deciso anche di fermarsi, e di scegliere questo angolo di mondo come casa.
Pigliamosche, rocca della Falconiera |
E' un nodo dove si intrecciano i fili delle vite vissute sott'acqua e sopra l'acqua, dove il marangone dal ciuffo attende sugli scogli di tuffarsi tra le castagnole, le donzelle pavonine e le cernie brune.
Marangone dal ciuffo, cala Sidoti |
Castagnola, grotte di Ustica |
Sviluppo insostenibile
Non che la crescita economica sia necessariamente il male, e nemmeno che non sia più possibile: semplicemente non è l'obiettivo a cui dobbiamo tendere, ed è pericoloso continuare a inseguirla.
Cosa sta succedendo?
- l'uso dei combustibili fossili e l'allevamento su larga scala emettono gas serra che stanno andando a modificare il clima, con conseguenze che potranno essere catastrofiche sia direttamente per le popolazioni che abitano vaste zone della Terra, sia per gli ecosistemi che cambieranno, portando all'estinzione un grande numero di specie;
- la trasformazione degli ecosistemi da naturali ad agricoli, e da agricoli ad urbanizzati, sta rapidamente causando la perdita di habitat per buona parte degli esseri viventi, spingendoli verso l'estinzione, e sta provocando la perdita dei servizi ecosistemici necessari alla nostra sopravvivenza (come ad esempio la fotosintesi, il sequestro dell'anidride carbonica, la creazione e il mantenimento del suolo, la degradazione biologica degli inquinanti, la biodiversità, l'impollinazione delle piante da parte degli insetti, ma anche i "servizi" meno materiali come la possibilità di apprezzare la bellezza della natura, possibilità senza la quale, credo, la vita avrebbe meno senso di essere vissuta);
- le emissioni di sostanze tossiche e cancerogene nell'aria, nell'acqua e nel suolo, da parte di un gran numero di attività umane, stanno danneggiando direttamente la salute di milioni di persone che vivono negli ambienti più inquinati della Terra, come la nostra pianura Padana, oltre che - insieme con l'abbandono dei rifiuti - danneggiare gli ecosistemi e spingere le specie verso l'estinzione.
- le risorse che consumiamo per alimentare il nostro sviluppo si stanno esaurendo: i combustibili fossili non sono infiniti e la loro estrazione costerà sempre di più, sia economicamente che ecologicamente; molti minerali di interesse industriale si trovano in poche zone del mondo e in quantità limitate, e per alcuni il pericolo che si esauriscano i giacimenti è concreto e vicino; l'acqua potabile è una risorsa rinnovabile ma scarsa, che in molte zone del mondo non è più sufficiente a soddisfare i bisogni delle popolazioni; il suolo coltivabile del nostro pianeta non è infinito, già stiamo sfruttando una buona parte di quello disponibile, e ne stiamo perdendo grandi quantità a causa della desertificazione e dell'urbanizzazione.
Cosa c'entra la crescita economica?
Attraverso l'innovazione tecnologica posso ridurre gli impatti e le risorse necessarie a produrre i beni e i servizi che mi servono: se prima producevo 10 impattando 10, potrei, migliorando la tecnologia, produrre 12 impattando 11. Sarebbe molto bello se l'innovazione viaggiasse velocissima, e ci permettesse di aumentare la produzione di beni e servizi diminuendo nello stesso tempo gli impatti (quello che viene indicato come emission decoupling, riferendosi alle sole emissioni), purtroppo non c'è una reale evidenza che, a scala globale, sia già così o ci si possa arrivare a breve. Più la produzione di beni e servizi cresce, più gli impatti crescono.
Il nostro sistema produttivo è senza dubbio migliorabile, e potremmo, con qualche sforzo di cambiamento, produrre ciò che produciamo adesso impattando molto meno, ma questo non significa che l'innovazione tecnologica possa permetterci una crescita economica illimitata, a causa dei limiti fisici che la biosfera dell'unico pianeta che abbiamo ci impone.
Ma a chi serve la crescita economica?
Ci serve davvero produrre beni e servizi ad un ritmo più veloce rispetto a quanto già facciamo ora? Se lo mettiamo su un piatto della bilancia, e sull'altro piatto ci mettiamo i danni che questa crescita comporta, da che parte pende la bilancia?Certo, nel mondo ci sono milioni di persone in estrema difficoltà che avrebbero bisogno di cibo e servizi essenziali. Ma ci sono anche decine o centinaia di migliaia di persone che hanno ben di più di quello che è necessario per avere una vita lunga, piena e felice. Il prodotto mondiale lordo, pro capite, a parità di potere d'acquisto è quasi 18 000 $ annui, circa quanto quello della Cina o dell'Argentina, e poco meno della metà di quello italiano (circa 41 000 $ annui). Se i beni e i servizi che già oggi produciamo fossero equamente distribuiti i paesi "occidentali" dovrebbero accontentarsi di meno di quello a cui sono abituati, ma tutta l'umanità avrebbe di che sopravvivere in modo dignitoso.
Questo è ancora più vero se consideriamo solo "casa nostra": se le ricchezze fossero equamente distribuite all'interno del Paese, i 41 000 $ annui pro capite italiani sarebbero più che sufficienti a garantire a tutti un'esistenza più che dignitosa.
La ricchezza per garantire il benessere di tutti la abbiamo già, dobbiamo fare in modo che tutti possano goderne, e dobbiamo imparare a produrla chiedendo meno alla nostra Terra e restando all'interno dei limiti di quello che ci può offrire.
Chi è davvero interessato alla crescita economica è il nostro sistema economico basato sul debito: nello scorso secolo di crescita sfrenata alimentata dal petrolio, quando sembrava che non sarebbe mai finita, tutti si sono abituati a scommettere sul fatto che domani avrebbero guadagnato più di oggi, chiedendo finanziamenti e indebitandosi. Gli Stati per primi si sono lasciati inebriare da una gestione in deficit, scommettendo sul fatto che la crescita economica perpetua avrebbe sempre portato, l'anno successivo, più tasse di quelle dell'anno in corso. Questo ha funzionato egregiamente finché la crescita c'è stata, al prezzo della vorace devastazione delle risorse del pianeta, ma ora che le risorse iniziano ad esaurirsi, e che altre nazioni hanno preso lo scettro dei divoratori più voraci, per quanto potrà funzionare?
Che cosa si può fare, secondo me
Ridistribuzione della ricchezza, conversione dell'economia
La madre di tutti i problemi
Sostenere lo sviluppo umano delle aree del mondo e delle fasce di popolazione più in difficoltà è necessario anche per affrontare il problema centrale da cui discende tutto il resto, cioè la sovrappopolazione. Sul pianeta Terra non possono continuare a vivere a lungo sette miliardi e mezzo di persone con questo stile di vita: dobbiamo cambiare stile di vita e nel frattempo dobbiamo evitare di aumentare ancora, perché più aumentiamo più i nostri impatti sono grandi. Combattere la sovrappopolazione non significa necessariamente un controllo delle nascite imposto con la forza: basta fornire una educazione adeguata, liberare le persone da vincoli culturali che impongono famiglie numerose e ostacolano la contraccezione, e mettere le donne in condizione di poter decidere liberamente della propria vita e del proprio futuro.Smettiamo di scaricare il barile sugli altri
Questa delocalizzazione della produzione ha anche il pesantissimo effetto di creare disoccupazione nei nostri paesi, e costringere le nostre imprese a subire una concorrenza sleale da parte di imprese in altre parti del mondo che possono fare profitto senza i vincoli a cui le nostre devono sottostare.
E' necessario, secondo me, che a livello europeo qualsiasi accordo di importazione preveda che vengano importati esclusivamente beni e servizi da paesi con tutele ambientali e sociali almeno equivalenti a quelle europee, oppure da imprese che garantiscano queste tutele alla comunità dove operano.