sabato 14 giugno 2008

Pioggia


Sarà che ogni tanto le previsioni ci azzeccano.

Sarà che la prima canzone che abbiamo cantato era "In un giorno di pioggia".

Sarà perché bagnato fa rima con fortunato (ma anche con sfortunato).

Fatto sta che più acqua di così l'ho presa poche volte. Il Challenge era una di queste.

In realtà, siamo partiti da Parma mercoledì mattina con il sole, e siamo tornati a Parma ieri pomeriggio con il sole: è stato tutto il sole che abbiamo visto in tre giorni.

Già ad Auronzo, durante una sosta ufficialmente di un quarto d'ora (che è poi diventata di mezz'ora, con mezzo pranzo allegato) a darci il benvenuto nel Cadore è stata una simpatica pioggerellina. Era gentile però: fine fine, non voleva spaventarci troppo evidentemente.

Si è riproposta, un po' più decisa, un paio d'ore dopo, ma non ha potuto fermare lui, il Boss, l'Onniscente mente botanica dell'Università di Parma, il prof. Marcello Tomaselli, dal declamare il nome di ogni singolo fiorelllino della foresta di Somadida. Ma grazie a lui, ora, anche gli studenti del secondo anno di Scienze Ambientali, del terzo di Biologia Ecologica e del primo di Conservazione della natura sanno che la Cypripedium calceolus, anche detta Scarpetta della Madonna (la Madonna lascia in giro tante cose nei prati italiani!) è la più bella orchidea spontanea d'Italia. E saranno pronti a portarsene via una la prossima volta che la troveranno.
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Se poi abbia continuato a cadere tutta la notte, la pioggia, non lo so. Sinceramente, suonando e cantando i Modena o l'Alleluia delle lampadine al caldo dell'albergo, non me ne poteva importare di meno. So solo che il mattino dopo, in Val Visdende, ha voluto darci una tregua. Abbiamo addirittura visto squarci di cielo azzurro: quasi quasi non credevamo ai nostri occhi.
Devo dire che le possibilità didattiche non mancavano, anzi, c'era davvero l'imbarazzo della scelta di quale posizione tenere nel serpentone umano (di una lunghezza variabile a seconda della pendenza della strada e della quantità di specie vegetali davanti alle quali fermarsi): se di fianco al "forestale grosso", vera miniera di scienza boscaiola condita con un pizzico di campanilismo montanaro; o insieme alla giovane forestale bionda nonché campionessa di ski-roller e di cucina con le erbe di montagna, o più in fondo, al seguito di Tomaselli (in questo caso si consiglia block notes, penna e mano svelta).
Essendo tutti universitari, grandi e vaccinati contro il buon senso, la meta della camminata era lasciata grosso modo a discrezione individuale, così che una metà del gruppo, dopo la seconda sosta, decise di aver visto abbastanza montagna e di aver voglia del caro vecchio pullman, mentre gli impavidi restanti affrontarono una difficilissima salita di addirittura una cinquantina di metri di dislivello per - forse - mezzo chilometro di lunghezza fino alla rinomatissima e universalmente conosciuta Malga Campobon, sede di un bivacco dotato di ogni moderna comodità, come stufa a legna, tavolo e panche. La visita (auto)guidata al bivacco durò poco, dato che tregua idrica cessò rapidamente, e il cielo iniziò allegramente la sua opera di innaffiamento.
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Devo ammettere, però, di dover ringraziare la pioggia. I pantavento infangati, la Marmot grondante, i guanti fradici, sono ben poco prezzo per un'ora passata a camminare sotto la pioggia cantando De André, i cartoni animati e i bans della scuola materna!
Naturalmente il tornare ogni pomeriggio in un albergo riscaldato e dotato di doccia aiuta molto a sopportare il maltempo. Aiuta ancora di più se è dotato di una vasta cantina e di un sommelier desideroso di far conoscere i suoi gioielli agli ospiti. Credo che la gentilezza del sommelier sia stata ripagata, perché quella sera ho visto molte carte dei vini girare per i tavoli...
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Venerdì era il giorno del ritorno, e naturalmente la pioggia non poteva non salutarci vivacemente, mandando a monte la visita per la quale un laureando si era fatto la gita insieme a 4 professori e a gente sconosciuta, e regalandoci un giro turistico alle torbiere (leggasi "Indiana Jones nelle paludi della morte") con tanto di sperimentazione in prima persona di che cosa significa essere uno sfagno (che, per chi non lo sapesse, non è una scrittura errata di "stagno", ma come affinità idrica ci assomiglia molto).
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Ora stacco, tra otto ore mi aspetta una bella camminata in montagna. Le previsioni mettono pioggia, naturalmente.

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