sabato 18 agosto 2007

Cosa si fa per un cannone

Racconti dell'estate - parte I


Non ero troppo preoccupato per l'orale di Fisica Generale II del mattino dopo, il 19 luglio.
O, almeno, non avevo nessunissima voglia di mettermi a ripassare (ovvero dare una seconda occhiata alle pagine di wikipedia, visto che non mi sono mai preso la briga di comprare il libro).
Era molto più entusiasmante pensare che di lì a tre giorni sarebbe cominciato il campo estivo. Il mio primo campo estivo da rover, finalmente un campo estivo dopo lunghi anni senza stringere una legatura fino a tatuarsi le mani con la corda o sentir echeggiare per il campo "Pentoleincambusaaa!!!".

Già che mi ero perso il pomeriggio di allenamento montaggio tende di staff con annesso servizio fotografico e bagno in piscina, volevo assolutamente dimostrare al mondo che anch'io contribuivo alla preparazione di questo campo, così mi sono lanciato nella costruzione del cannone: oggetto assolutamente essenziale per l'ambientazione piratesca scelta, soprattutto se viene usato solo una volta, e per giunta nel buio più totale.

Passai il pomeriggio a progettare, ottenendo una bozza molto approssimativa dato che non avevo idea di che pezzi avrei potuto trovare in giro. Ma ero pieno di speranza: legno ne avevo in abbondanza in casa, e in teoria avrei dovuto essere capace di tagliarlo; roba da ferramenta sapevo dove comprarla, e avevo l'ingenua convinzione che i tubi di plastica di diametri sui 12 - 15 cm te li tirassero dietro in qualunque garage/negozio/brico/cantiere e simili.


Il giorno dopo, reduce da un 28 e "il ragazzo ragiona splendidamente, ma il libro non l'ha nemmeno guardato", sono partito per un giro di perlustrazione con destinazione Ghirardi/Brico.
Sono tornato con due notizie per me stesso, una buona e una cattiva: la buona era che Ghirardi aveva prezzi più bassi del Brico su tutti gli articoli di ferramenta che mi servivano, la cattiva era che i tubi di plastica di diametri sui 12 - 15 cm non te li tirano affatto dietro. Anzi al brico per un metro di tubo devi spendere come minimo 6 o 7 euro.
Poche cose riescono a stressarmi di più di girare per negozi; inoltre la sera avevo l'ultima imperdibile staff di preparazione al campo, così ho rimandato gli acquisti al giorno successivo.

Non avevo però pensato che il giorno successivo era un sabato.
E Ghirardi chiude al sabato.
Così mi sono presentato al Brico con un progetto dettagliatissimo (persino i diametri e le lunghezze delle viti, mi ero segnato), che contava una quantità esorbitante di gaffette, carrucole, catenine, piastre e compagnia bella, che probabilmente se le avessi comprate tutte al Brico avrei messo in pericolo le mie finanze personali (che in realtà già traballano se ho voglia di gelato, ma fa lo stesso).
Ho deciso di ingegnarmi, e ho cominciato a inventarmi dei modi per eliminare pezzi dal progetto, scoprendo che un sacco di componenti erano totalmente inutili e sarebbe stato molto più semplice risolvere, ad esempio, con qualche foro nel legno.
Alla fine sono uscito dal Brico con in mano una frazione infinitesima dell'iniziale lista della spesa, e per giunta di quello che avevo comprato, una buona metà non l'ho nemmeno utilizzata.

Rimaneva però un problema: non avevo il tubo (naturalmente non avevo sborsato 7 euro per un fottuto tubo di plastica). E considerato che il tubo era la canna del cannone, era un problema discretamente grosso.
Comunque, sempre fiducioso nella provvidenza, mi sono avviato verso un cantiere di fianco a casa mia. In un cantiere avranno sicuramente tonnellate di grossi tubi di plastica da buttare, pensavo.
Infatti, dopo aver scomodato tutti gli operai prima di trovare il capocantiere, ho scoperto che era così.
Peccato però che li avessero già buttati tutti. Il giorno prima.

Ho cominciato a girare per la città in macchina come un assatanato, destinazione un non meglio specificato ingrosso di materiale edilizio nelle vicinanze dell'Highlander.
Vedevo tubi ovunque. Non avevo mai guardato con così tanta attenzione l'arredo urbano di Parma prima di allora. Ogni singolo oggetto di forma allungata attirava il mio sguardo, e mi domandavo se qualcuno di quelli avesse mai potuto fare al caso mio.
Poi, arrivato in via Spezia, li ho visti. Decine, centinaia di tubi di plastica. Non erano solo quello che cercavo: erano esattamente quello che avevo pensato la prima volta che mi era venuto in mente di ricavare un cannone da un tubo di plastica.
Ma il cancello inesorabilmente chiuso sembrava deridermi.
Anzi, stava chiaramente sghignazzandomi in faccia, lo sentivo benissimo.

Sconsolato, ho ripreso la macchina, tornando verso casa nella sera ormai inoltrata.
Meditavo di un possibile furto notturno all'ingrosso edile, pensado chi avrei potuto assoldare come complici, quando sono ripassato accanto al cantiere.
Per sfizio, ho voluto scendere e dare un'occhiata. Gli operai se n'erano andati ormai.
Quando ho visto quel tubo sporco, mezzo sepolto dalle macerie contro la righiera, mi sentivo come il protagonista di una favola quando leggi le parole "e tutti vissero felici e contenti".
In quel momento, era tutto ciò che desideravo dalla vita.
Un tubo di plastica diametro 110 mm.


La domenica è stato il giorno del lavoro manuale: di buon mattino, in bici con metro in tasca e seghetto in mano, sono andato al caniere e mi sono impossessato di quello strabenedettissimo tubo;
poi ho aperto il garage e mi sono preparato per una lunga, intensa giornata di fatica.
Finché si è trattato di tagliare dei materassini e incollarli al tubo, è stato facile.
Me la sono cavata anche quando si è trattato di tagliare le forme squadrate del sostegno con il segehetto alternativo: faticoso, ma semplice.
I guai sono arrivato con i tagli circolari.
Non mi ero mai chiesto prima come cavolo si facesse a tagliare il legno a cerchi. Per fortuna mio padre sa tutto e mi ha mostrato l'ennesimo gioiellino della nostra officina: una buffa punta di trapano che sembra un compasso e incide cerchi fino anche a una ventina di cm di diametro. Peccato che oltre a essere utilissima sia anche difficilissima da usare, soprattutto se il pezzo che devi tagliare ha un buco al centro che ti costringe a fare improbabili incastri con pezzi di scarto e fogli di cartone.
A fare la scanalatura nella camera di scoppio del cannone in modo che si infilasse sul tubo, ce l'ho cavata. Ma quando, accingendomi a tagliare la prima ruota, la lama della punta-compasso è schizzata via rimbalzando numerose volte sulle pareti dell'officina, ho deciso che non era il caso di rischiare la vita (o la vista) per qualche stupida ruota.
Così ho imbracciato il seghetto alternativo, e che le ruote si scantino se non sono perfettamente circolari.

Chili di trucioli e litri di sudore dopo, a fine giornata il cannone era finito.
O meglio, diciamo che così sembrava un cannone e non avevo nessuna voglia di aumentare ancora la somiglianza. Così, soddisfatto, ho potuto dedicarmi alle ultime cosette. Del tipo organizzare la route, cenare (alle 10 e mezza di sera), fare da zero lo zaino per il campo e preparare i ride per le squadriglie.


Che il cannone fosse già mezzo rotto il primo giorno di campo, che perdesse ovunque le ruote non mi importava.
Non mi importava nemmeno che la Monia avesse fatto senza problemi 50 e passa dobloni usando la stessa stramaledetta punta da trapano, e io ero a malapena riuscito a tracciare una scanalatura in un pezzo di legno, ustionandomi anche il dito nel togliere i trucioli dalla punta incandescente.
Nemmeno che quel giocattolone sarebbe stato usato poco o nulla.

Mi importava solo che l'avevo fatto io, l'avevo finito.
Ero felice, e mi bastava.

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